IL Parlamento di Londra potrà votare per scegliere se lasciare l’Ue con un ‘no deal’. A deciderlo è la la premier britannica Theresa May. Se l’uscita senza accordo sarà respinta, si potrà votare per un rinvio della Brexit. Intervenuta alla Camera, la May si è impegnata a far votare i deputati sull’accordo con l’Ue entro il 12 marzo.
Se l’accordo sarà bocciato, ha aggiunto, il 13 si voterà per decidere se uscire senza accordo. “Così – ha proseguito la premier – il Regno Unito potrà uscire dall’Ue il 29 marzo senza accordo solo con l’esplicito consenso del parlamento”. Se l’ipotesi no deal verrà respinta, ha proseguito, allora ci sarà un terzo voto per permettere “una breve, limitata estensione” dei negoziati sulla Brexit con l’Ue. Nessuna proroga dell’articolo 50, secondo la May intervenuta alla Camera, l’obiettivo è puntare ad un accordo e all’uscita il 29 marzo.
La Brexit danneggerebbe il sistema sanitario nazionale britannico (Nhs), ma lo scenario peggiore sarebbe quello di un ‘no deal’. Secondo un editoriale pubblicato su Lancet, le diverse aree a rischio spazierebbero dal reclutamento del personale all’approvvigionamento dei farmaci. Nella loro analisi gli autori hanno esaminato i quattro possibili scenari che si profilano per la Brexit, dal ‘no deal’ all’accordo raggiunto con la Ue ma non ratificato, passando per dei trattati ‘intermedi’, e le possibili ripercussioni su quindici aspetti del sistema sanitario britannico.
In caso di mancato accordo, secondo l’articolo su Lancet, si avrebbero le conseguenze peggiori, ad esempio con il serio rischio di carenze di farmaci per la mancanza di accordi doganali, ma anche problemi nel reclutamento del personale dall’estero o il pericolo di dover aspettare tempi lunghi per l’arrivo di nuove medicine per effetto dell’uscita dall’Ema.