Aeroporto di Trapani, il sapore amaro del souvenir mafioso

di Maria Pia Ferlazzo

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Aeroporto di Trapani, il sapore amaro del souvenir mafioso

| lunedì 25 Febbraio 2019 - 12:59

L’avvertimento è chiaro, tanto quanto la preziosa presentazione che i siciliani riservano di se stessi al turista che metta piede in Sicilia arrivando all’aeroporto di Trapani, già all’interno della stessa struttura: siamo mafiosi.

Il messaggio è scritto a chiare lettere su magliette nere, cappellini con l’effige del padrino, figuri con lupara a tracolla e coppola d’ordinanza che si chiudono gli occhi, la bocca e le orecchie con sottoscritta esplicativa u’nsentu, u’nvidu, u’nparlo. Non mancano gadget e souvenir come le piccole cupole di vetro, quelle che capovolte cade la neve su casette o chiesette: in queste cade la neve, ma sempre sul padrino attrezzato di lupara. È il primo impatto riservato a chi arriva nella città di Trapani, e questo è l’ultimo ricordo della Sicilia partendo dalla città di Trapani.

Alla faccia delle politiche di incremento turistico, di promozione del territorio e degli sforzi delle varie amministrazioni per trovare incentivi e qualificare il prodotto Sicilia, finalizzati ad aumentare le presenze di stranieri e viaggiatori nell’Isola. Che, vale la pena di ricordare, si posiziona fra le 10 regioni che registrano il maggior numero di arrivi, con un netto incremento di presenze nell’ultimo anno, pari ad 1milione.

L’Airgest, la società gestore dello spazio aeroportuale interpellata risponde di non avere competenza sulla selezione dell’offerta commerciale operata negli stand in quanto liberamente gestiti dai soggetti locatari, “Personalmente aborrisco la vendita di questa tipologia di merce” sottolinea Paolo Angius, presidente Airgest. Giusto.

Tuttavia meriterebbe maggiore attenzione che l’oggetto del gadget ricordo siano le immagini simbolo di un fenomeno drammatico che i siciliani per primi hanno combattuto, dal quale si vogliono smarcare, che è costato la vita di decine e decine di martiri ed eroi siciliani, e che un becero pseudo-folklore indegno ed oltraggioso per tutti, ma soprattutto per la memoria di chi quel sangue ha versato, propone vergognosamente.

D’altronde provincialismo ed incultura partoriscono solo idee mediocri come anche questo caso evidenzia: anche perché appartengono ormai alla preistoria del folklore siciliano la coppola, il fucile a canne mozze, la donna baffuta e pelosa vestita di nero: anche il padrino dopo tant’anni accusa ormai la sua vecchiezza.

Tutto ciò risalta maggiormente se si considera che la città di Trapani e l’hinterland della sua provincia offrono tesori e meraviglie che soltanto con la più attenta cattiva volontà ed ignoranza possono essere trascurati: i capolavori esposti nel Museo dei coralli rinomato nel mondo; le montagne di sale che riflettono i colori del sole; i mulini a vento, la riserva dello Stagnone con i suoi fenicotteri rosa, la favolosa Mothia ed i suoi tesori. E che dire ancora di Erice medioevale col suo Castello normanno di Venere, già tempio fenicio-romano, faro e ristoro per i naviganti? Per non parlare della gastronomia e dei prodotti della terra e del mare.

Hai voglia di valorizzare prodotti e territori di una delle regioni italiane più ricche di tradizioni e di cultura, con una storia millenaria, con le sue bellezze naturalistiche, le sue spiagge bianchissime e il mare cristallino.

Signori viaggiatori, Trapani, la Sicilia ed i Siciliani sono questo e molto altro ancora. A dispetto di tutte quelle iniziative autolesioniste e prive di qualunque prerogativa positiva.

 

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