Arriva una prima svolta giudiziaria nell’inchiesta per il presunto depistaggio sulle indagini sulla strage di via D’Amelio. Archiviazione dell’inchiesta a carico di quattro poliziotti del pool ‘Falcone e Borsellino’ da parte del gip del Tribunale di Caltanissetta. I poliziotti erano accusati di concorso in calunnia, senza l’aggravante mafiosa
Si tratta di Giuseppe Antonio Di Ganci, Giampiero Valenti, Domenico Militello e Piero Guttadauro. I poliziotti sono difesi dall’avvocato Giuseppe Seminara del foro di Palermo. Secondo la Procura nissena avrebbero imbeccato alcuni collaboratori tra cui Vincenzo Scarantino, costingendoli ad accusare persone rivelatesi poi innocenti. La stessa accusa che vede alla sbarra altri tre poliziotti, Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, finito invece sotto processo, sempre a Caltanissetta. Per questi ultimi la Procura ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio ma per i quattro poliziotti indagati oggi è arrivata l’archiviazione.
Dopo il pentimento del boss Gaspare Spatuzza i pm nisseni hanno riaperto le indagini sulla strage.
Per la Procura, i poliziotti, depistando l’indagine e suggerendo a Scarantino e ad altri due finti pentiti “false verità” sull’attentato, avrebbero addirittura favorito Cosa nostra: un’accusa pesantissima che si è tradotta con la contestazione ai tre imputati del reato di calunnia in concorso aggravata dall’aver favorito la mafia.
Oltre a diversi familiari delle vittime della strage, si sono costituti parte civile al processo gli otto condannati ingiustamente per l’eccidio, poi assolti in revisione, che hanno chiesto 50 milioni di risarcimento del danno.