Si sono incontrati oggi a Palazzo Marino il primo cittadino di Milano Beppe Sala e il sindaco di Lione Gérard Collomb per rimarcare l’importanza della Tav, non solo come collegamento per l’Italia alla Francia ma per una visione d’insieme a livello europeo. Quello dell’esecutivo, che continua a rinviare la decisione sull’infrastruttura, per Sala è un “atteggiamento deludente”.
“Italia in serie B”
“Se andiamo avanti così saremo nella serie B dell’Europa, la serie B dei diritti, della crescita e delle opportunità“. Ed è a questo che Milano dice il suo ‘no’: “Milano vuole esse in serie A e lottare per lo scudetto, dove il premio deriva dallo stare insieme, però, e non nell’essere separati. Per me la storia non è finita e combatteremo perché è impensabile perdere questa opportunità”.
L’invito di Collomb nasce come opportunità per risanare i rapporti con la Francia: dopo a vertice a porte chiuse a cui ha partecipato anche il mondo economico e produttivo, dal presidente di Assolombarda Carlo Bonomi a quello di Confcommercio Carlo Sangalli, l’incontro pubblico nella sala Alessi di Palazzo Marino. Sala ha fatto il punto sul contratto tra Lega e Movimento 5 Stelle, rimarcando la posizione di una ” politica che non vive di contratti ma di sintesi, mediazione e decisione”. Per il sindaco di Milano “l’Italia rischia di essere il fanalino di coda della crescita e ha un progetto in parte già finanziato a cui rinuncia”.
Polemiche sui costi
Il Consiglio dei ministri, durato meno di un’ora, non ha però affrontato il tema. “Non se n’è parlato” precisano i ministri Costa e Toninelli. “Massimo due settimane e troveremo una soluzione con gli alleati di governo” dice Toninelli. “Basta parlare di Tav, i cittadini vogliono sentir parlare di tanti altri progetti”, aggiunge.
Nel dibattito era intervenuto da Bruxelles anche il presidente della Commissione Ue Juncker: “Decidono Italia e Francia, vedremo alla fine chi la spunterà”.
“Il Governo del No, dei temporeggiatori, degli incapaci, è l’ultima cosa di cui ha bisogno un Paese in recessione, dove la prima emergenza si chiama lavoro. Ci sono 270 opere pubbliche bloccate, con i cantieri fermi per i più svariati motivi: dall’aperta ostilità del Governo, fino alla manifesta incapacità di sbloccare i lavori”. Lo ha affermato il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani. “Dei 150 miliardi disponibili, è stato speso meno del 4%. Il Governo ha detto stop a 21 miliardi di euro già destinati alle grandi opere in corso. Rischiamo, inoltre, di perdere, 4.3 miliardi di finanziamenti Ue – ha proseguito – i primi a pagare questa follia sono i lavoratori. Stime attendibili indicano che sono a rischio 420.000 posti, senza contare le conseguenze negative sull’intera economia italiana della mancanza d’infrastrutture moderne e 15 tra le più grandi imprese edili italiane sono già in amministrazione controllata. Prima cambia il governo del No al lavoro, al progresso, al futuro, meglio sarà per gli italiani”.