“Non vedo le mie figlie da circa due mesi”. La disperazione di Grazia De Nicola, una donna 48 anni di Colliano in provincia di Salerno. Grazia, testimone di Geova, è stata ripudiata dalla famiglia e dalla comunità per aver accettato una trasfusione di sangue.
Come nel film “The children Act – il Verdetto”, in cui il giudice dell’Alta Corte britannica, Fiona Maye, è chiamata a giudicare il caso di un giovane testimone di Geova che rifiuta una trasfusione di sangue che potrebbe salvargli la vita, ci si chiede quale sia il limite delle proprie convinzioni religiose.
“Sono stata giudicata dagli anziani della congregazione come peccatrice“, dice Grazia, la cui la trasfusione è stata necessaria per sopravvivere dopo un emorragia causata da un intervento.
Una storia di dolore e di solitudine. Non è stato facile andare contro quello in cui ha sempre creduto. Grazia ha attraversato un periodo di turbamento interiore ma ora è pronta a lanciare un appello a chi segue la dottrina dei Testimoni di Geova: “Svegliatevi – dice – uscite dall’organizzazione”. Nel terzo millennio esistono ancora credenze talmente radicate in alcune comunità da impedire di salvarsi la vita tramite determinate cure mediche.
Grazia ha preso in mano con coraggio la sua vita, ha sfidato la famiglia e la comunità schiacciate dalle proprie convinzioni ed è stata tagliata fuori da tutto e tutti ma non si arrende e lotta per la sua libertà. “Dovevo parlare”, dice Grazia con disperazione. “È un’organizzazione a scopo di lucro che purtroppo cerca adepti per manipolarli mentalmente e creare uno stato di dipendenza da loro”.
Servizio di Marcella Chirchio.