Il Pakistan non rende giustizia alla memoria di Sana Cheema, la 25enne italo pachistana portata a forza nel suo paese d’origine nel 2018 per costringerla a nozze combinate dalla famiglia e poi uccisa barbaramente dopo il suo rifiuto. Il tribunale pachistano ha infatti assolto “per mancanza di prove certe” il padre, lo zio e il fratello di Sana.
Secondo l’autopsia la giovane fu strangolata, ma dopo tre mesi di processo, il giudice Amir Mukhtar Gondal, del tribunale di Gujrat, nel Punjab, ha ordinato il rilascio del padre di Sana, Ghulam Mustafa Cheema, dello zio Mazhar Cheema e del fratello Adnan per mancanza di prove che scongiurino “ogni ragionevole dubbio”. Durante le indagini, i tre familiari confessarono di aver ucciso Sana perché aveva “disonorato” la famiglia salvo poi ritrattare tutto.
“Che vergogna! Se questa è “giustizia islamica” c’è da aver paura. Una preghiera per Sana”, ha commentato Matteo Salvini. Il ministro dell’Interno ha poi annunciato di voler contattare il collega pakistano: “Scriverò al mio collega, il ministro dell’Interno pakistano, per esprimere il rammarico del popolo italiano”.