La mozione di maggioranza sul Venezuela sarà presentata oggi in Parlamento. Il governo italiano è spaccato tra la posizione anti-Maduro della Lega e quella neutrale del M5S ma nel vertice a Palazzo Chigi, alla presenza del ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, è stato preso un accordo.
M5s e Lega impegnano il governo “a sostenere gli sforzi diplomatici anche attraverso la partecipazione a fori multilaterali, al fine di procedere, nei tempi più rapidi, alla convocazione di nuove elezioni presidenziali che siano libere credibili e in conformità con l’ordinamento costituzionale”. È quanto si evince dal dispositivo della mozione di maggioranza sul Venezuela.
Il ministro Moavero ha riferito in Aula alla Camera sulla crisi venezuelana. “Il governo – ha detto – è preoccupato per l’emergenza umanitaria e sta operando per fornire soluzioni non conflittuali. Il governo considera inaccettabile e condanna fermamente ogni tipo di violenza e si esprime a favore di una soluzione pacifica. Il governo ritiene che le scorse elezioni presidenziali non attribuiscono legittimità democratica a chi ne è uscito vincitore, cioè Nicolas Maduro”. Pertanto “Il governo italiano chiede al più presto nuove elezioni presidenziali democratiche in Venezuela”.
E ancora: “Il governo si sta attivando affinché siano tutelate la sicurezza e gli interessi dei nostri connazionali residenti in Venezuela e delle aziende italiane”.
“La situazione in Venezuela è oggetto di una notevole attenzione internazionale e lo si vede anche nelle contrapposte risoluzioni presentate nel quadro dell’Onu”, ha aggiunto Moavero nella comunicazione alla Camera. “Secondo il governo la situazione è complessa, bisogna prevenire nuove violenze ed è importante favorire il dialogo, se possibile la riconciliazione nazionale”, ha sottolineato il ministro.
Ieri Guaidò aveva espresso “sconcerto” per la linea neutrale dell’Italia, che non si è schierata né a favore né contro il suo riconoscimento. Pertanto aveva inviato una sua delegazione a Roma per convincere il governo a schierarsi dalla sua parte, così come hanno fatto i big d’Europa, e sostenerlo nella sua battaglia verso nuove elezioni presidenziali in Venezuela.