In occasione della promozione del suo nuovo film Cold Pursuit, Liam Neeson, attore irlandese noto per il suo ruolo nel film di Steven Spielberg Schindler’s list, durante un’intervista all’Indipendent, racconta di un evento del passato: lo stupro di una donna a lui molto vicina da parte di un uomo di colore.
L’attore ha dichiarato di avere girato fuori da un pub per una settimana cercando ogni uomo nero si avvicinasse per provocarlo.
“Lei (la donna stuprata, ndr) ha gestito la situazione dello stupro nel più straordinario dei modi. Ma la mia immediata reazione fu…le chiesi se sapeva chi fosse. No. Di che colore era? Lei ha risposto che era un nero (…) Ho iniziato ad andare su e giù di notte per le periferie con un bastone sperando di essere avvicinato da qualcuno, mi vergogno di dirlo, e l’ho fatto tipo per una settimana, sperando che qualche “bastardo nero” uscisse da un pub e mi provocasse in qualche modo, sai? Così avrei potuto ucciderlo. (…) Lei mi diceva, “Dove stai andando?”, e io rispondevo, “Esco solo a fare una passeggiata”.
Neeson ha aggiunto anche che si è trattato di un periodo buio e che era consapevole dello sbaglio che stava commettendo e che non credeva di essere in grado di raccontare questo evento ad una giornalista, la quale ha affermato il dispiacere dell’attore e che gli tremava la voce.
Crescere nell’Irlanda del Nord durante i Troubles (violenze che dalla fine degli anni Sessanta causarono la morte di più di 3 mila persone in tutta l’Irlanda del Nord), ha creato in Neeson estreme difficoltà nel comprendere il limite di violenza ammissibile.
«Conoscevo un paio di ragazzi che sono morti in sciopero della fame e ho dei conoscenti che erano molto coinvolti nei Troubles, e capisco quel bisogno di vendetta, ma porta solamente a più vendetta, più morte, più omicidi, e l’Irlanda del Nord ne è la prova. Tutte queste cose che stanno accadendo nel mondo, la violenza, ne sono una prova. Ma quell’istinto primario, lo capisco».