I carabinieri della Compagnia di Caserta hanno arrestato 19 persone del clan camorristico dei Belforte, operante nelle province di Napoli e Caserta. L’accusa, a vario titolo, è di scambio elettorale, estorsione, detenzione e spaccio di stupefacenti con l’aggravante del metodo mafioso.
In occasione delle elezioni regionali della Campania del 2015, il clan di Agostino Capone avrebbe imposto ai candidati, per l’affissione dei manifesti, una ditta riconducibile alla moglie del boss e avrebbe inoltre condizionato il voto favorendo i candidati disposti a pagare il clan.
L’attività di indagine è stata coordinata dai magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Napoli. L’ordinanza si custodia cautelare in carcere, ai domiciliari e del divieto di dimora nelle province di Napoli e Caserta è stata emessa dall’ufficio GIP del Tribunale di Napoli.
Agostino Capone operava con il supporto del fratello Giovanni, il quale riceveva disposizioni tramite “pizzini”. A sua volta, Giovanni Capone veniva aiutato dai collaboratori materiali Vincenzo Rea, Antimo Italiano, Antonio Merola e Antonio Zarrillo, attraverso i quali imponeva ai candidati di avvalersi della società di servizi “Clean Service”, intestata alla moglie Maria Grazia Semonella.
Tra i candidati costretti a rivolgersi ad Agostino Capone, si segnala la presenza di Luigi Bosco, Consigliere 2 Regionale in carica, il quale ha confermato che a Caserta vi erano state alcune anomalie, in quanto per avere visibilità era necessario rivolgersi ad un determinato gruppo di persone.
Come emerge dalle conversazioni captate tra gli indagati, i proventi di tale attività ammontavano a circa 17.000 Euro, dei quali una parte erano destinati a rimpinguare le casse della fazione del clan riferibile a Giovanni Capone, con particolare riferimento al mantenimento degli affiliati all’epoca detenuti in carcere.
Pasquale Corvino e Pasquale Carbone inoltre, entrambi candidati con il “Nuovo Centro Destra – Campania libera” durante le elezioni regionali del 2015, sono destinatari della misura cautelare degli arresti domiciliari poiché indagati per aver chiesto agli esponenti del clan Belforte di procurare loro i voti di soggetti legati all’associazione camorristica, in cambio dell’erogazione di somme di denaro e di altre utilità.
Nel corso delle indagini sul conto di Agostino Capone, è emerso come lo stesso fosse anche coinvolto nell’attività di spaccio di sostanze stupefacenti su Caserta ed ambisse a divenire l’unico fornitore per gli spacciatori al dettaglio di Caserta.
Dalle intercettazioni emergeva infatti che Capone aveva ottenuto a credito, grazie all’intermediazione di Mario De Luca, una significativa partita di stupefacente del tipo cocaina da malavitosi dell’agro aversano, finalizzata all’approvvigionamento di altri spacciatori al dettaglio del capoluogo.