Il Tribunale dei ministri di Catania ha richiesto l’autorizzazione a procedere in giudizio per il reato di sequestro di persona, nei confronti del ministro dell’Interno Matteo Salvini per il caso Diciotti. In contrasto con la decisione della Procura della Repubblica etnea, i tre giudici del tribunale dei ministri, Nicola La Mantia, Paolo Corda e Sandra Levanti, ritengono che Salvini abbia abusato dei suoi poteri.
“È convincimento di questo tribunale che le risultanze delle indagini preliminari consentano di ritenere fondata la notizia criminis a carico dell’attuale ministro dell’Interno in ordine al delitto di sequestro di persona contemplato dall’articolo 605 essendo ipotizzabile che il senatore Matteo Salvini, nella sua veste di ministro e pubblico ufficiale, abbia abusato delle funzioni amministrative attribuitegli”, scrivono i giudici del tribunale dei ministri.
Caso Diciotti, le ricostruzioni dei giudici
Nell’ambito delle procedure per la determinazione del ‘place of safety’, dicono infatti i giudici, Salvini poneva “arbitrariamente il proprio veto all’indicazione del Pos da parte del competente dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione…così determinando la forzosa permanenza dei migranti a bordo della Diciotti, con conseguente illegittima privazione della loro libertà personale per un arco temporale giuridicamente apprezzabile e al di fuori dei casi consentiti dalla legge”.
“Ci riprovano, torno ad essere indagato per sequestro di persona e di minori, con una pena prevista da 3 a 15 anni. Manco fossi uno spacciatore o uno stupratore. Ora la parola passa al Senato e ai senatori che dovranno dire si o no, libero o innocente, a processo o no. Ma lo dico fin da ora, io non cambio di un centimetro la mia posizione”. Questo il commento del ministro dell’Interno Matteo Salvini in una diretta social su Facebook .
“Riunione il 7 dicembre e comunicazione il 24 gennaio” – ha sottolineato Salvini – “In un’azienda qualunque qualcuno dovrebbe dare le dimissioni, i giudici facciano i giudici, i ministri fanno i ministri ed esercitano i loro poteri. Se volete continuare ad avere questo ministro, contate sul fatto che non cambio di una virgola il mio modo di pensare, di lavorare, di agire. In Italia si arriva se si ha il permesso di arrivare” ha concluso Salvini.