La Corte europea dei diritti dell’Uomo di Strasburgo ha comminato una multa di 10.400 euro a carico dello Stato italiano per aver violato il diritto alla difesa di Amanda Knox durante l’interrogatorio del 6 novembre 2007. Accolto solo parzialmente il ricorso presentato dalla studentessa americana prima condannata e poi assolta per l’omicidio di Meredith Kercher.
Nello specifico l’Italia dovrà pagare 10.400 euro, a fronte di una richiesta di 500mila, a Amanda Knox per danni morali e 8mila euro per le spese legali. L’americana aveva chiesto 30mila euro per la procedura davanti alla Corte, e più di due milioni di euro per le spese sostenute dai suoi genitori per i processi in Italia.
Secondo la Corte la ragazza “non ha beneficiato di un’indagine capace di far luce sui fatti e su ogni responsabilità”. La Knox ha denunciato maltrattamenti il 6 novembre 2007 in un momento in cui era sottoposta a uno stretto controllo di polizia. La Corte europea, inoltre, ha ritenuto che il governo italiano non è riuscito a dimostrare che la restrizione dell’accesso dell’imputata a un avvocato, in occasione dello stesso colloquio, non ha minato irrimediabilmente l’equità del procedimento nel suo insieme.
Amanda Knox e i maltrattamenti durante l’interrogatorio
La Corte ha ritenuto infine che le autorità non hanno valutato il comportamento dell’interprete (che si vedeva come mediatore e aveva adottato un atteggiamento materno nei confronti di Knox), così da verificare se la sua assistenza fosse stata coerente con le garanzie previste dall’articolo 6 della Convenzione, o se avesse avuto un impatto sull’esito del procedimento penale nei confronti di Knox. Secondo la Corte, questo fallimento iniziale ha avuto ripercussioni su altri diritti e ha compromesso l’equità del procedimento nel suo complesso.
“È una decisione importante – ha commentato l’avvocato Luciano Ghirga -. È stato infatti affermato il principio che è stato violato il diritto di difesa di Amanda Knox”. Il legale ha espresso quindi “soddisfazione” per la decisione di Strasburgo. “Sono stata interrogata per 53 ore in 5 giorni, senza un avvocato – ha commentato Amanda Knox – in un linguaggio che capivo forse come un bambino di 10 anni. Quando ho detto alla polizia che non sapevo chi avesse ucciso Meredith, sono stata schiaffeggiata sulla nuca mentre mi dicevano ‘Ricorda!'”. “La Corte di Cassazione italiana ha già riconosciuto che gli investigatori e inquirenti di Perugia hanno contaminato, manomesso e distrutto prove materiali. Quello che non è stato riconosciuto è stato il fatto che gli stessi investigatori e inquirenti hanno sottoposto persone innocenti, Raffaele e me, a torture psicologiche e abusi fisici mentre eravamo sotto interrogatorio. Hanno contaminato le loro stesse indagini producendo falsi comunicati a porte chiuse. E poi hanno incolpato noi”.