Una raccolta di racconti inediti ispirati alle forme guizzanti nel vento. E’ “Foglie d’America” di Thomas Wolfe, edito da Corrimano per la collana Baltimora, che raduna nove prose scelte.
Le foglie che costellano le scene di queste storie sono ora lustrini, ora oggetti di cristalleria, ora depositi di segni. Mentre rende giustizia alle metamorfosi che fibrillano in America, Thomas Wolfe canta la perdita della forma nella società e nel destino dei suoi personaggi. Figura senza forma.
E allora un attore che si disorienta e si polverizza nel labirinto dei personaggi shakespeariani che interpreta è come se si congiungesse sotto il cielo d’America con il cittadino qualunque, Green, che in un altro racconto si lancia da un grattacielo spappolandosi la faccia così come si accartoccia il giornale che recava ieri la notizia della sua morte. Wolfe canta con le forme l’ombra che cancella le linee ma che non avrà vittoria finché la letteratura la sfoglierà.
Thomas Wolfe, il più apprezzato degli scrittori contemporanei
Thomas Wolfe (Asheville, 3 ottobre 1900 – Baltimora, 15 settembre 1938) è uno dei più ammirati scrittori americani del secolo, una delle stelle dell’era di Hemingway e Fitzgerald. Celebri i suoi romanzi Angelo, guarda il passato e O Lost, è autore di numerosi racconti e opere teatrali. Wolfe vanta anche il primo posto nella lista in cui William Faulkner elenca i più grandi scrittori a lui contemporanei. Seguono Wolfe lo stesso Faulkner, Dos Passos, Hemingway, Steinbeck.