Il Presidente della Commissione Europea, il signor Jean-Claude Juncker, nel suo intervento in Aula a Strasburgo durante la cerimonia per il ventennale dell’Euro, ha affermato che, durante la crisi dei debiti sovrani, è stata messa in atto una “austerità avventata” riconoscendo che nel caso della Grecia “c’è stata poca solidarietà”.
Indubbiamente fa piacere sentire che qualcuno cominci a fare ammenda, ma purtroppo il danno è fatto e non si è trattato di un danno di poco conto ma che ha portato uno Stato sovrano in ginocchio. Tuttavia il mea culpa del signor Juncker è da ritenere oggi assolutamente inaccettabile, ed almeno per due motivi importanti.
Primo: non si è trattato di un errore tattico quanto di una deliberata azione strategica della Comunità Europea e della Germania, volta soprattutto alla conquista del dominio finanziario di una nazione nell’ambito di una politica monetaria europea che è stata, talvolta anche espressamente, diretta alla differenziazione nell’ambito dell’Eurozona di due aree, una dall’euro forte e l’altra dall’euro debole, quindi sottomessa e ricattabile.
Secondo: perché di quella stagione “della più grave crisi economico-finanziaria dell’Eurozona”, come l’ha definita Juncker da Presidente dell’Eurogruppo fu protagonista determinante così come, del resto, sempre tra i principali protagonisti di tutta la storia della politica monetaria europea.
Riesce pertanto difficile credere che un navigatore di lungo corso quale è, il signor Juncker si accorga solo adesso degli effetti nefasti di una politica di cui aveva tutti gli strumenti per prevederne gli effetti. Tant’è vero che nel periodo dal 1995 al 2013, in cui è stato primo ministro di governo in patria, le casse del Lussemburgo si sono riempite d’oro fino a traboccarne grazie alle straordinarie agevolazioni fiscali offerte dal signor Juncker ad ogni impresa, soprattutto se straniera.
Egli, dunque, conosce bene la politica di espansione e di incentivi e si pente adesso che la poltrona e la terra sotto i piedi franano: la Brexit che, per quanto bocciata, è sempre lì, i gilet gialli in Francia, i nazionalisti che avanzano, le critiche sempre più forti e diffuse sulla Comunità Europea. E quindi, secondo le migliori tradizioni, il signor Juncker fa il pentito.