Cesare Battisti è in volo per l’Italia, dove verrà condotto al carcere di Rebibbia di Roma, l’arrivo è previsto per le 12:30 e ad attenderlo a Ciampino ci saranno il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, e il ministro dell’Interno, Matteo Salvini.
Una fuga lunga quarant’anni e finalmente la cattura, per i familiari di coloro che sono stati uccisi dai Proletari Armati per il comunismo un respiro di sollievo ma “la ferita non è ancora chiusa – ha detto Alberto Torregiani, figlio di una delle vittime -, sarà chiusa solo quando vedrò quell’uomo in carcere”.
Torregiani ha incontrato Matteo Salvini alla scuola di formazione politica della Lega a Milano, dopo la cattura di Cesare Battisti. “È fatta – ha commentato Torregiani -. Credo sia la volta buona. Forse davvero è una buona giornata. Non oso pensare che ora possa trovare un escamotage. Sarebbe da scriverci un libro”.
Alberto è figlio di Pierluigi, il gioielliere ucciso il 16 febbraio 1979, durante la sparatoria rimase ferito al punto da perdere l’uso delle gambe e ad oggi costretto all’uso di una sedia a rotelle. “Sono talmente esausto di questa storia che adesso sono svuotato. Doveva succedere anni fa“, ha aggiunto.
Con la cattura di Cesare Battisti in Bolivia e la sua estradizione in Italia, per i familiari delle vittime è arrivato il giorno della giustizia ma il dolore è troppo profondo. Per tutti questi anni hanno condotto una guerra silenziosa ma tenace, tutto pur di arrivare all’arresto dell’ex terrorista, che dopo la sua fuga dalla Francia ha potuto godere di una notevole rete di protezione. Adesso però l’incubo è finito.
“Sono fiero – ha aggiunto Torregiani – del lavoro fatto in famiglia, della determinazione, senza pretese ma con rispetto, con cui abbiamo chiesto giustizia. Urlare, in altre situazioni, è sembrata l’unica cosa giusta ma noi non lo abbiamo mai fatto”. E ancora: “Più tardi proverò sollievo e felicità. Adesso prendo almeno quattro caffè e mi metto a lavorare”. Alberto, infatti, si sta occupando di FaPi, Fare Ambiente Piano Invalidi, movimento che punta ad abbattere le barriere architettoniche.
Torregiani ha concluso con un pensiero delle vittime di Battisti: “Penso che ora mio padre, Lino Sabbadin e Andrea Campagna potranno finalmente riposare in pace”.
Cattura di Battisti, i parenti delle vittime: “Nessun perdono”
Il perdono non è facile, soprattutto di fronte ad atti di terrorismo. I parenti delle vittime dei Proletari armati per il comunismo, tra cui Cesare Battisti a breve in Italia, guardano con gioia alla cattura dell’ex terrorista ma il dolore che hanno provato negli ultimi quarant’anni li ha molto segnati.
“Di perdono non se ne parla“, afferma Adriano Sabbadin, figlio di Lino, ucciso dall’ex terrorista a Santa Maria di Sala (Venezia) il 16 febbraio 1979 perché ritenuto colpevole, da un commando dei Pac, di essersi difeso durante una rapina. “È un momento di soddisfazione dopo 40 anni di attesa – aggiunge – speriamo che sia la volta buona e che Battisti finalmente sconti la pena che merita“..
Stesse sensazioni per Maurizio Campagna, fratello di Andrea, l’agente ucciso il 19 aprile 1979 a Milano. “Sono contento – ha detto -. È un momento di soddisfazione dopo 40 anni di attesa, speriamo che sia la volta buona e che Battisti finalmente sconti la pena che merita. Di perdono non se ne parla”.