È una rivelazione clamorosa quella fatta dal New York Times sul presidente Trump e i suoi complessi rapporti con la Russia. Secondo il quotidiano, infatti, dopo il licenziamento di James Comey, l’Fbi aprì un’indagine per accertare se il presidente lavorasse segretamente o meno con la Russia contro gli interessi americani. Gli investigatori del controspionaggio furono impegnati a valutare se le azioni del presidente rappresentassero una minaccia alla sicurezza nazionale e determinare se Trump lavorasse consapevolmente con la Russia o fosse finito involontariamente sotto l’influenza di Mosca.
L’indagine aperta dell’Fbi volle accertare la possibilità che il licenziamento di Comey rappresentasse ostruzione di giustizia. “Le attività del presidente prima e dopo il licenziamento di Comey nel 2017, soprattutto in due occasioni in cui Trump ha legato l’uscita di Comey alle indagini sulla Russia, hanno aiutato a far scattare gli aspetti di controspionaggio dell’inchiesta”, scrive il New York Times. L’indagine dell’Fbi è ora una delle parti della più ampia inchiesta di Mueller, insediatosi poco dopo l’apertura delle indagini sul tycoon, sulle interferenze russe sulle elezioni.
A innescare l’indagine dell’Fbi è stata la possibilità che Trump abbia licenziato Comey per ostacolare le indagini sulla Russia. Si tratterebbe, in questo caso, di un possibile reato e una preoccupazione per la sicurezza nazionale. Il legale del presidente, Rudolph Giuliani, prova a minimizzare: ”Il fatto che sia datata un anno e mezzo fa e che nulla sia emerso da far parlare di violazione della sicurezza nazionale vuol dire che non hanno rinvenuto nulla”.