Il quotidiano Libero apre oggi con un titolo a tutta pagina contro i terroni; termine con cui il vocabolario volgare dei settentrionali da decenni identifica i meridionali.
Rileviamo che il direttore Feltri è rimasto fermo a qualche decennio fa, ma se invece avesse una memoria tale da permettergli di andare un poco più indietro nel tempo, ricorderebbe che il territorio dei terroni è stato quello dove hanno prosperato ricchezza e cultura: questo non al tempo dei Normanni, che comunque meritano gran rispetto, ma al più recente tempo in cui tal Giuseppe Garibaldi, avventuriero e soldato di ventura, assoldato dalla giovane casata Savoia si mosse per conquistare Terronia.
Questo fu il più grave danno della storia perché tutta la ricchezza, la cultura e la scienza che i più dotti sanno bene esserci stati nel territorio di Terronia, fino a quel tempo felicissimo Regno delle due Sicilie governato dagli antichi e colti Borboni, fu depredata e quello che era territorio desolato e desolante del Nord se ne avvantaggiò. Sono molteplici gli scritti in tal senso che Ella, Direttore, nel tempo Libero potrebbe, e dovrebbe, consultare.
Di quel suo nord, invece, nello stesso momento storico non si ricorda altrettanto. Quel nord che fino a qualche decennio addietro si chiamava “polesine” non meglio identificato, la Lombardia di Manzoni, la padania, che certamente non rappresentavano altro che se stessi.
E questa cultura non è presente neppure oggi, esimio Direttore Feltri, come Ella eclatantemente dimostra: perché la cultura è prima di tutto signorilità. Ma la signorilità non si può comprare: o ce l’hai o non ce l’hai.
Esimio Direttore, creda pure che nessun direttore terrone avrebbe mai scritto un titolo del genere. Ad abundantiam, Le chiedo: ha mai prima d’ora fatto titoli uguali quando comandava la sinistra, con tutti gli amici e parenti dentro?
O quando il giglio magico toscano aveva in mano tutte le istituzioni? Caro Direttore, non si esponga alla sua età a queste figure di merda.