A causare la morte del tifoso interista Daniele Belardinelli lo scorso 26 settembre nel prepartita di Inter-Napoli, sarebbero state due auto di ultras napoletani assaltate dai tifosi dell’Inter. È questa la tesi della Procura di Milano e della Digos supportata degli interrogatori di questi giorni, in particolare quello di Marco Piovella, il capo ultrà della curva dell’Inter arrestato il 31 dicembre.
L’imprenditore pavese ha parlato oggi nel corso dell’interrogatorio davanti al Gip del Tribunale di Milano Guido Salvini. Ha descritto la morte di Belardinelli come quella di un “fratello maggiore, amico fraternissimo” – riporta Sportmediaset – e ha ribadito di aver visto l’ultrà varesino che veniva travolto da una vettura dopo che era già finito a terra, avvalorando l’ipotesi che possa essere stato precedentemente investito anche da un’altra auto.
Piovella – arrestato per rissa aggravata, lesioni e lancio di materiale pericoloso e assistito dal legale Mirko Perlino – ha raccontato di aver visto una persona che veniva investita subito all’inizio degli scontri ma di non aver capito che si trattava del suo amico Daniele Belardinelli.
L’uomo ha poi dichiarato di aver riconosciuto Belardinelli solo alla fine della guerriglia durata poco meno di 10 minuti e di averlo sollevato e caricato su un’auto, dopo che ‘Dede’ gli aveva anche detto “sto bene”. L’imprenditore pavese ha poi affermato che il suo ruolo in Curva Nord riguarda solo l’organizzazione delle coreografie pre-partita.
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