Si è concluso in tarda nottata il riesame della Manovra in Commissione di Bilancio alla Camera. “Rispetto alla prima versione della Manovra, l’attuale versione riduce la spesa corrente del 2019 e non lo fa a scapito della spesa per investimenti”, ha spiegato in audizione il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, annunciando che il reddito di cittadinanza arriverà “dal primo aprile 2019”. Riguardo alla quota 100, la riduzione del fondo nel primo anno non cambierebbe “impianto e impatto della riforma”.
Alte le tensioni tra maggioranza e opposizione riunite in Commissione di Bilancio. Durante il discorso del ministro dell’Economia, dai banchi dell’opposizione si sono levate lamentele, alle quali il titolare del Mef ha risposto: “Mi avete massacrato per un’ora, potrò rispondere o no?“. Ne è scaturito un botta e risposta con la maggioranza, che ha costretto il presidente Claudio Borghi a richiamare più volte all’ordine i commissari.
Accordo con l’Ue. Il ministro Tria guarda positivamente all’accordo con l’Unione europea, che avrebbe permesso al Governo di ottenere “il miglior risultato possibile sia dal punto di vista economico finanziario che politico, un risultato che conferma gli obiettivi fondamentali di riforma e politica economica del governo e li riconduce ad un livello di deficit” più basso “di quello preventivato”. Inoltre permette di avere uno “spread più vicino ai fondamentali dell’Italia, di pagare meno interessi e di ridare fiducia a consumatori e investitori”. In questo modo è stato evitato “l’avvio che sarebbe stato disastroso di una procedura sul debito”.
Reddito di cittadinanza. Il ministro dell’Economia è intervenuto anche nel merito delle misure inserite nella Manovra. Per quanto riguarda il reddito di cittadinanza, Tria ha annunciato che lo stanziamento necessario è stato “rivisto al ribasso senza modificarne minimamente la portata, sulla base del differimento della misura e dell’affinamento delle stime circa il numero effettivo di richiedenti, lasciando invariata la platea potenziale. I dettagli saranno inseriti in un decreto che verrà emanato a inizio anno, ma – ha ribadito – restano inalterati platea e entità massima”.
Quota 100. Fondi ridotti anche per la quota 100, senza che questo cambi “impianto e impatto della riforma“, ha assicurato Tria. Con la misura si potrà andare in pensione in anticipo “con 62 anni di età e 38 di contributi senza riduzioni dell’assegno” salvo gli effetti del sistema contributivo. La “riduzione degli oneri – ha aggiunto il ministro dell’Economia- non incide sulla portata della misura” ed è “da ricondurre solo ad accorgimenti” come “il divieto di cumulo e il preavviso di 9 mesi per i dipendenti pubblici”.
Iva. In merito all’Iva, il ministro Tria ha spiegato che la Manovra “conferma la piena sterilizzazione di aumenti Iva per il 2019 per 12,4 miliardi previsti dall’ultima legge di bilancio del governo Gentiloni. Le clausole sono state portate per il 2020 a circa 23 miliardi e per il 2021 a poco meno di 28,8 miliardi. Confidiamo di poter intervenire per gli anni prossimi come fatto quest’anno, sperando in una maggiore crescita e adeguate coperture, da trovare come quest’anno, anche con fatica”.