Stato di calamità nazionale e un Piano regionale straordinario antisismico. Lo ha deciso la Giunta regionale siciliana, riunita in seduta straordinaria a Catania, su proposta del presidente Nello Musumeci a seguito del terremoto di mercoledì scorso nell’area etnea.
Il governatore della Sicilia ha chiesto al governo centrale la dichiarazione dello stato di emergenza.
“Siamo intervenuti con rapidità – evidenzia il presidente della Regione – come la gravità del caso richiedeva. Auspichiamo che adesso il governo centrale possa deliberare la nostra richiesta, insieme alle risorse necessarie per i primi interventi. Nel contempo, abbiamo approvato anche un Piano straordinario antisismico che prevede una ricognizione, da parte della Protezione civile regionale e del Genio civile, degli edifici strategici e del loro grado di sicurezza in caso di terremoto. Non abbiamo ancora il quadro chiaro dell’effettivo ammontare dei danni, perché i sopralluoghi sono solo all’inizio”.
Alla seduta della Giunta ha partecipato anche il capo della Protezione civile regionale Calogero Foti, che ha relazionato sulla situazione dei luoghi a seguito delle prime verifiche eseguite insieme ai tecnici del Genio civile. Sei i Comuni più colpiti (Aci Catena, Aci Sant’Antonio, Acireale, Santa Venerina, Viagrande e Zafferana Etnea) con una popolazione di circa 130mila persone. Le frazioni nelle quali si sono registrati i maggiori danni sono: Santa Maria La Stella e Lavinaio (ad Aci Sant’Antonio), Pennisi e Piano d’Api (Acireale), Linera e Cosentini (Santa Venerina), Fleri e Pisano (Zafferana Etnea).
Il sistema di Pronto intervento si è immediatamente attivato, subito dopo la scossa delle 3.19, e sono intervenute le Strutture comunali di protezione civile, i vigili del fuoco, il servizio 118, il dipartimento regionale di Protezione civile insieme ai volontari, il Genio Civile, la Soprintendenza ai Beni culturali, la Polizia, i Carabinieri, il Corpo forestale della Regione Siciliana, l’Esercito e tutti gli enti titolari di infrastrutture presenti nel territorio. Le prime operazioni sono state effettuate per garantire la salvaguardia delle vite umane e per circoscrivere le aree a maggiore rischio.
Trentuno le persone che si sono presentate autonomamente in ospedale, a seguito di traumi, escoriazioni o da crisi di ansia, undici quelle arrivate in ambulanza. Dieci al momento sono ancora ricoverate. Sin dalle prime ore della notte, la Protezione civile regionale ha provveduto all’assistenza alla popolazione e a un primo accertamento dei danni e alla perimetrazione delle aree più colpite, procedendo successivamente a una verifica più accurata dell’agibilità degli edifici. Nel contempo, è stato attivato un Centro operativo regionale nella sede del dipartimento a San Giovanni La Punta.
Il sisma si è verificato al terzo giorno dall’inizio dell’eruzione che in atto sta interessando le porzioni sommitali del vulcano Etna e la Valle del Bove. In particolare, una fessura eruttiva apertasi alla base del nuovo cratere di Sud-Est nella mattinata del 24 dicembre, ha prodotto una nube di cenere, ricaduta prevalentemente nei dintorni di Zafferana Etnea e una colata lavica che si riversa in Valle del Bove, dopo averne attraversato la parete occidentale. Nel corso degli ultimi tre giorni, la sismicità registrata ha coinvolto diversi settori del vulcano: in particolare, nelle prime ore del 24 dicembre si è manifestata in area sommitale in coincidenza dell’eruzione, dalla superficie fino a 2 chilometri di profondità sotto il livello del mare. Successivamente, si è posizionata lungo la parete occidentale e meridionale della Valle del Bove, fino a profondità di 4, 5 chilometri sotto il livello del mare.
Tutte le azioni di soccorso svolte dal Sistema di protezione civile sono state seguite e accompagnate dall’attività del volontariato comunale e regionale. Le associazioni di volontariato sono state insostituibili nell’assistenza alle persone inabili e agli anziani e hanno collaborato alle attività di verifica sul territorio. Nella notte del 26 sono stati predisposti, dal volontariato di protezione civile, presidi con bevande calde e altri generi di conforto e con personale qualificato per il supporto psicologico delle persone che hanno passato la notte all’esterno delle proprie abitazioni. Il 26 dicembre a Zafferana Etnea erano presenti 9 associazioni con 58 volontari, ad Acireale 2 associazioni con 8 volontari, ad Aci Sant’Antonio 1 associazione con 5 volontari, oltre la Croce Rossa Italiana. Quattrocento le persone che ieri sera non sono potute rientrare in casa, in quanto questa risultava inagibile o con gravi danni, pertanto i Comuni, a seguito di una convenzione con Federalberghi predisposta dalla Protezione civile regionale, hanno provveduto a ricoverare tutti quelli che ne facevano richiesta in strutture ricettive e in particolare: 36 ad Aci Sant’Antonio, 100 ad Acireale, 31 a Santa Venerina, 8 a Viagrande e 231 a Zafferana Etnea.
In ognuno dei Comuni interessati sono stati registrati gravi danni alle strutture e infrastrutture pubbliche e private, fin da subito si sono iniziati gli accertamenti delle agibilità il numero delle richieste pervenute agli uffici comunali è tale che ancora non è possibile avere un quadro completo della situazione. Al momento le richieste di sopralluogo sono 1.791: 125 ad Aci Catena, 120 ad Aci Sant’Antonio, 533 ad Acireale, 350 a Santa Venerina, 30 a Viagrande e 633 a Zafferana Etnea. Per le attività di rilevamento dell’agibilità sono state impegnate 24 squadre di rilevatori. Le attività comprendono sia edifici pubblici che privati.
I sopralluoghi agli edifici di culto sono stati effettuati da tecnici del dipartimento dei Beni culturali. Sono risultate inagibili quattordici chiese: ad Aci Catena la chiesa di Santa Maria del Sangue, la chiesa Madre, la chiesa dei Capuccini, la chiesa di Santa Lucia, la chiesa di Santa Maria della Consolazione, la chiesa di San Giacomo; ad Acireale la chiesa San Carmelo; a Santa Venerina la chiesa del Sacro Cuore, la chiesa di Santa Maria Immacolata, la chiesa di Santa Venera, la chiesa di Santa Maria del Rosario; a Zafferana la chiesa del Vecchio Rosario e la chiesa di San Giuseppe; ad Aci Bonaccorsi la chiesa della Madonna dell’Indirizzo.