Manca ancora il cosiddetto “nero su bianco“, ma dopo mesi di lunghe ed estenuanti trattative sembra che la Commissione europea abbia dato il suo “placet” definitivo alla proposta di Manovra messa a punto da Giuseppe Conte e Giovanni Tria. E vanno quindi letti come consueti tatticismi gli inviti alla prudenza che arrivano da Palazzo Chigi nei confronti del ministro dell’Economia. Solo domani, infatti, arriverà la comunicazione ufficiale della Commissione.
Convincere i due commissari Pierre Moscovici e Valdis Dombrovskis non è stato però facile. “Conditio sine qua non” per il buon esito positivo della trattativa era la “riservatezza”. Ed è per questo che il premier sarebbe molto irritato dall’uscita “assai maldestra” del ministro: il timore, spiegano dal governo, è che i falchi Ue blocchino Juncker e l’intesa informale salti.
Manovra, Tria annuncia l’accordo con l’Ue: ma Palazzo Chigi frena
A Roma l’Ue avrebbe chiesto misure più “strutturali” e “realistiche” per ridurre il deficit strutturale e il debito. A quel punto il premier avrebbe proposto il taglio di 4 miliardi dalle due misure: “Non tradiamo gli italiani“, dice il leader M5S Luigi Di Maio. “Noi siamo in buona fede, spero anche l’Ue”, afferma Salvini.
Il deficit 2019 sarà un 2,04% “reale” e per gli anni successivi si garantisce la discesa strutturale di deficit e debito. Nel governo c’è chi pensa a una “forzatura” di Tria per mettere blindare l’intesa che potrebbe prevedere l’abbassamento della stima del Pil all’1% nel 2019 e l’aumento dell’Iva per il 2020-2021. Tutte mosse poco care al Lega e M5S.
Intanto è in arrivo in commissione bilancio al Senato un pacchetto di emendamenti: si va dall’ecotassa fino a 2.500 euro sulle auto più inquinanti al taglio delle risorse per la sicurezza sul lavoro.