Il 52esimo rapporto Censis che ha analizzato la società italiana lascia l’amaro in bocca. Dai dati raccolti emerge una notevole cattiveria degli italiani che puntano il dito contro gli stranieri per riscattarsi dalle delusione di una mancata ripresa economica e guardano al “sovranismo psichico”, prima ancora che politico.
Sentimenti negativi, odio e rancore, che derivano dal cosiddetto “ascensore sociale“. Solo il 23% degli italiani dice di avere un reddito e una capacità di spesa maggiore di quella dei propri genitori, a fronte del 30% a livello europeo. A provare questi sentimenti sono soprattutto le persone con un reddito basso, convinte che non potranno mai risollevare la loro situazione economica.
Alla delusione per la mancata crescita economica si aggiunge la paura di non essere abbastanza tutelati. Il 63,6% delle persone è convinto che nessuno difende i suoi interessi e la sua identità e pertanto deve fare da sè. “La non sopportazione degli altri sdogana i pregiudizi, anche quelli prima inconfessabili”, sottolinea il rapporto Censis.
I più bersagliati dalla cattiveria degli italiani sono gli stranieri. Secondo i dati raccolti, il 63% degli italiani vede in modo negativo gli extracomunitari, contro una media Ue al 52% e il 45% non tollera anche quelli comunitari. Iil 69,7% degli italiani non vorrebbe i rom come vicini di casa e il 52% è convinto che si fa di più per gli immigrati che per gli italiani, quota che raggiunge il 57% tra le persone più povere e fragili. Gli italiani più ostili nei confronti degli stranieri sono il 71% di chi ha superato i 55 anni e il 78% dei disoccupati. “Sono i dati di un cattivismo diffuso che erige muri invisibili ma spessi”, conclude il rapporto Censis sulla società italiana.
Il 58% ha risposto che questa ostilità sugli stranieri deriva dal fatto che tolgono il lavoro agli italiani. Per il 63% sono un peso per il welfare mentre il 37% crede che il loro impatto sull’economia sia favorevole.
L’Italia sta andando “da un’economia dei sistema verso un ecosistema degli attori individuali, verso un appiattimento della società“, in cui “ciascuno afferma un proprio paniere di diritti e perde senso qualsiasi mobilitazione sociale”. “Ognuno – si legge nel rapporto – organizza la propria dimensione sociale fuori dagli schemi consolidati” e così “il sistema sociale, attraversato da tensioni, paure, rancore, guarda al sovrano autoritario e chiede stabilità” e “il popolo si ricostituisce nell’idea di una nazione sovrana supponendo” che “le cause dell’ingiustizia e della diseguaglianza sono tutte contenute nella non-sovranità nazionale”. Se “siamo di fronte a una politica dell’annuncio”, si legge nel rapporto Censis “serve una responsabilità politica che non abbia paura della complessità, che non si perda in vincoli di rancore o in ruscelli di paure, ma si misuri con la sfida complessa di governare un complesso ecosistema di attori e processi”.
Così gli italiani perdono anche fiducia nella politica. Il 49% degli italiani crede che gli attuali politici siano tutti uguali. In quanto all’uso dei social network, il 52,9% li ritiene dannosi mentre il 47,1% li apprezza, perché eliminano ogni filtro nel rapporto tra i politici e i cittadini. Secondo i dati raccolti, alle ultime elezioni politiche gli astenuti e i votanti scheda bianca o nulla sono stati 13,7 milioni alla Camera e 12,6 al Senato.
Qualcuno non guarda di buon occhio l’appartenenza dell’Italia all’Unione europea. Secondo il Censis, solo il 43% degli italiani pensa che far parte delle istituzioni europee abbia giovato al Paese mentre in Europa la percentuale è del 68%. “Siamo all’ultimo posto in Europa, addirittura dietro la Grecia della troika e il Regno Unito della Brexit”, scrive l’istituto di ricerca.