Il massacro mediatico realizzato quotidianamente nei confronti delle forze politiche oggi al Governo, Lega e M5S, da parte della stampa nazionale pone una seria quanto serena riflessione.
Inutile sottolineare quali sono le testate giornalistiche che praticano giornalmente questa operazione di “fuoco ad alzo zero” nei confronti specialmente del M5S e del suo Ministro Luigi Di Maio, in quanto chi si tiene informato tramite la lettura dei quotidiani e l’ascolto dei tg sa bene di cosa si sta parlando, sia che si tratti di filogovernativi che filo opposizione: si, perché questo modo di affrontare da parte dei giornalisti la nascita in Italia di un nuovo Governo che non ha referenti presso gli Editori, ha creato una sorta di tifo da stadio, dove tutti sperano che la squadra avversaria perda non tenendo conto che si tratta in ogni caso di un clamoroso autogol.
L’informazione ha completamente perduto d’occhio il primo ed unico principio che anima il vero giornalista: la consegna al lettore della notizia, nuda e cruda e soprattutto scevra da retropensieri malcelati e infilati negli articoli come piccole polpette avvelenate.
La libertà di stampa è un diritto che deve essere garantito dallo Stato in sinergia con gli organi di informazione per assicurare la libertà di parola e di stampa: l’art. 21 della Costituzione recita ”La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.”
Lo Stato quindi si impegna a non interferire nella sacra attività di informazione attraverso la stampa e consegna agli Editori, attraverso la Costituzione, massimo riferimento normativo della intera organizzazione sociale del paese Italia, la responsabilità di gestire materialmente questo importantissimo diritto, fondamentale per la realizzazione di una vera democrazia.
Paragonerei la responsabilità degli Editori a quella dei magistrati che, mutatis mutandis, devono per conto dello Stato garantire il rispetto della legge sul territorio nazionale: se i magistrati servono lo Stato non imponendo le leggi e i regolamenti esistenti ma utilizzando il loro potere per il raggiungimento di interessi diversi da quelli dello Stato, creano i presupposti per uno Stato dove la libertà scompare in favore di una dittatura di qualsivoglia natura.
Cosa succede quindi se gli Editori ed i giornalisti loro dipendenti non onorano il gravoso impegno a loro conferito dalla Costituzione? Creano uno Stato dove la libertà di informazione viene cancellata in favore di interessi diversi da quelli che la Costituzione prevedeva.
Il crinale naturalmente fra informazione “pulita” ed informazione “sporca” è il terreno di scontro fra chi come cittadino vorrebbe sapere cosa realmente succede e chi invece come giornalista si strappa le vesti invocando ad ogni piè sospinto la libertà di stampa, urlando a squarciagola che è incombente il rischio di dittatura fascista e di stampa imbavagliata.
Mi sono spesso chiesto se realmente i giornalisti che invocano protezione da squadracce fasciste o bolsceviche che impediscono loro di scrivere, la sera, tornati a casa, magari a cena con amici, non si facciano quattro risate e dopo un paio di bicchieri, confessano ai commensali che ” si in effetti questa volta la ho sparata grossa”.
La libertà di stampa è un tema troppo vasto e roboante e poter serenamente avere il vero senso di come stanno ad oggi le cose non è facile. La riflessione andrebbe posta in altri termini forse per avere un più chiaro focus sul problema: chi realmente indirizza da tempo l’informazione in Italia attraverso i gruppi editoriali e chi realmente garantisce ai giornalisti autonomia rispetto agli editori?
Non volere rispondere a queste due semplici domande comporta che oggi si discute su ventisei testate nazionali del disastro ambientale causato da Antonio Di Maio a Marigliano per il mancato deposito di rifiuti inerti in discarica consistenti in una carriola, sedici conci tufo e ventisette piastrelle in ceramica , dimenticando che in Sicilia un giornalista molto caparbio, tale Francesco Mezzapelle, nel gennaio del 2016 denunciava in un suo articolo (https://www.primapaginamazara.it/misteridicitta-sotto-la-crosta-mazara-crepa-iii-parte-cave-di-fuoco/), le cosiddette Cave dei Fuochi, ovvero cave riempite da scorie radioattive su tutto il territorio trapanese.
Ma il suo giornale Prima Pagina Mazara evidentemente non ha un potente editore e rimane …lettera morta.