Le nuove schiave del sesso, così possono essere definite le oltre 40 donne venezuelane sottratte in Colombia ad un giro di ‘schiavitù sessuale del 21esimo secolo’, come definito dalle autorità, in cui le migranti erano tenute prigioniere e costrette a prostituirsi. La rete di trafficanti rapiva le donne nella città di frontiera di Cucuta e le portava nella capitale Bogotà, dove venivano loro sequestrati i documenti.
Le donne venivano poi costrette a prostituirsi per 20 giorni quale ‘compenso’ per il trasporto. Il procuratore capo Nestor Martinez ha detto che alle donne erano concessi solo 15 minuti di riposo al giorno, e venivano multate se non tornavano subito al ‘lavoro’. I capi della banda di schiavisti avevano anche ingaggiato un presunto dottore per praticare aborti sulle donne che rimanevano incinte. Le organizzazioni per i diritti umani hanno espresso preoccupazione per l’aumento del traffico di esseri umani collegato all’aumento dell’emigrazione dal Venezuela.
Secondo le autorità locali molte donne venezuelane che fuggono dalla crisi economica e umanitaria del loro Paese vengono forzare alla prostituzione, spesso nell’intento disperato di aiutare le famiglie in difficoltà. Secondo le Nazioni unite, oltre tre milioni di venezuelani sono emigrati negli ultimi anni, e la Colombia ne ha accolti più di ogni altra nazione. Il ministro della Giustizia di Bogotà Jairo Garcia ha detto che le donne liberate a Bogotà sarebbero, del resto, solo la metà di quelle ridotte in schiavitù. Il loro riscatto ha rappresentato solo una parte di una vasta operazione contro il traffico di esseri umani, nel corso della quale sono state arrestate 144 persone.