Il sottomarino ARA San Juan, ritrovato ieri, non si recupererà. Lo ha dichiarato la giudice federale argentina Marta Yánez, che ha in mano la causa da un anno. A bordo del sottomarino c’era un equipaggio di 44 persone, tutte morte. La giudice ha precisato che “per il momento” non intende chiedere il recupero dell’unità perché prima vuole capire l’eventuale fattibilità di una simile operazione.
L’acqua accumulata all’interno dello scafo ne ha portato il peso a 2500 tonnellate, rendendo difficili le operazioni di recupero. Il magistrato ha spiegato che non intende rimuoverlo per “conservare l’integrità della prova”.
Molti familiari delle vittime hanno chiesto al governo argentino di fare il possibile per recuperare i corpi delle persone care e poter rendere loro omaggio, ma il ministro della Difesa, Oscar Aguad, ha già anticipato che l’Argentina “non ha i mezzi per procedere al recupero del sommergibile”. “Non servirebbe a molto al fine di accertare le responsabilità di quanto è successo”, ha detto infine la giudice.
A distanza di un anno, il 17 novembre, la Marina argentina ha annunciato il ritrovamento, in fondo all’Oceano Atlantico, del sottomarino ARA San Juan, scomparso un anno fa con 44 membri di equipaggio.
Il relitto si trova a 800 metri di profondità al largo della penisola di Valdes, in Patagonia ed è stato individuato da un sommergibile telecomandato dalla nave americana Ocean Infinity, recentemente noleggiata per cercare il sottomarino. La scoperta è stata annunciata due giorni dopo la commemorazione delle vittime ad un anno dalla scomparsa, il 15 novembre 2017, organizzata dai familiari lo scorso giovedì 15 novembre.
Trentaquattro unità (22 marittime e 12 aeree) di otto Paesi hanno preso parte alle ricerche scattate subito dopo la scomparsa del sottomarino: Argentina, Brasile, Canada, Cile, Stati Uniti, Norvegia, Gran Bretagna e Russia. Il 24 novembre, il numero di truppe coinvolte nell’operazione di ricerca raggiunge le 4.000 unità.