È giallo sul vertice previsto in mattinata a Palazzo Chigi tra il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e i due vicepremier, Luigi Di Maio e Matteo Salvini per fare il punto sulla pace fiscale e la Manovra, dal momento che è prevista per il 13 novembre la lettera di risposta da inviare a Bruxelles.
Il portavoce del premier, Rocco Casalino, ha ribadito che “non c’è stato nessun vertice”, spiegando che “c’è stato un fraintendimento“. “Di Maio era nel suo ufficio al terzo piano” della presidenza, quando Conte ha ricevuto Salvini e Giorgetti per una “riunione molto informale e rapida”, ha detto Casalino. E un vertice in vista dell’invio della lettera a Bruxelles sulla manovra, secondo il portavoce, non ci sarà: “Ora partiamo per Palermo e domani siamo lì”.
“Non è in corso e non c’è stato alcun vertice“, affermano fonti M5s di Palazzo Chigi, al contrario di quanto detto prima da fonti leghiste, che parlavano di una riunione in corso, con la presenza del presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Secondo le fonti della Lega, Luigi Di Maio e il ministro dell’Economia, Giovanni Tria non avrebbero preso parte al vertice, in corso con il premier Conte e con Matteo Salvini.
Nell’audizione sulla Manovra, in vista dell’introduzione del reddito di cittadinanza, l’Istat diffonde alcuni dati allarmanti sulla crescita dell’Italia. Quattro famiglie su dieci (il 40,7%) sono sotto la soglia della povertà e vivono in case di proprietà, di queste una su cinque paga un mutuo medio di 525 euro, il 15,6% invece vive in case in uso o usufrutto gratuito. Vive in affitto invece il 43,7%, quota che è “particolarmente elevata nei centri metropolitani (64,1%) e nel Nord del Paese (50,6%). La spesa media effettiva per l’affitto è di 310 euro”.
Aumenta tra gli italiani anche la rinuncia alle cure a causa delle liste di attesa. “La rinuncia a visite o accertamenti specialistici per problemi di liste di attesa complessivamente riguarda circa 2 milioni di persone (3,3% dell’intera popolazione” mentre “sono oltre 4 milioni le persone che rinunciano per motivi economici”. L’Istat precisa che a rinunciare sono principalmente “i più anziani, tra i 45 e 64” e “rilevante” ha detto il presidente Franzini, “è l’intreccio tra rinuncia e condizioni economiche“.
Oltre un terzo delle imprese subiscono un aumento del +2,1% per le tasse. “Nel complesso i provvedimenti” sulla tassazione delle imprese “generano una riduzione del debito di imposta Ires per il 7% delle imprese, mentre per più di un terzo tale debito risulta in aumento. L’aggravio medio di imposta è pari al 2,1%: l’introduzione della mini-Ires (-1,7%) non compensa gli effetti dell’abrogazione dell’Ace (+2,3%) e della mancata proroga del maxi-ammortamento (+1,5%)”. L’Istat fa sapere che “l’aggravio è maggiore tra le imprese fino a 10 dipendenti”.
In merito all’incentivo previsto dalla Manovra alla nascita del terzo figlio, Maurizio Franzini ha fatto presente alle commissioni Bilancio di Camera e Senato che nel 2019 si stima una nascita di 51mila terzi figli. “Ipotizzando costanti sia i tassi di fecondità osservati nel 2017 per ordine di nascita – ha detto Franzini -, sia la popolazione femminile residente tra i 15 e 49 anni al 1 gennaio 2018, si stima la nascita di circa 51 mila terzi figli nel 2019. Questo numero era intorno ai 53 mila tra il 2013 e 2015 e intorno a 51 mila tra il 2016 e 2017”. Franzini ha anche ricordato che la media di figli per donna, per le nate a metà degli anni 70, è stimato nell’1,4% e che “a livello nazionale la quota di donne senza figli è in continuo aumento da una generazione all’altra: era di circa una su 10 per le nate nel 1950, è cresciuta a circa 1 su 5 per le nate a metà degli anni 70. Parallelamente aumentano, leggermente, le donne con un solo figlio e crolla il numero di donne con almeno due figli”.
Un effetto contagio dall’Italia “è stato finora limitato”, ma “rimane una possibilità”, ha detto il vice presidente della Bce, Luis De Guindos. In merito alle finanze pubbliche “l’Italia è il caso più importante al momento, visto il livello del debito e delle tensioni politiche sui piani di bilancio del governo. Le forti reazioni del mercato agli eventi politici hanno scatenato nuove preoccupazioni sul nesso tra banche e debito sovrano in alcune parti d’Europa”. E “questo è alla base della richiesta di disciplina fiscale e del rispetto delle regole”.
Occhi puntati sull’Italia in vista della risposta sulla Manovra da inviare entro martedì 13 novembre alla Commissione europea. Cresce la tensione tra Roma e Bruxelles per gli scontri verbali a distanza tra il vicepremier Matteo Salvini e il presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker, su temi scottanti come migranti e Manovra. Intanto lo spread venerdì si era riposizionato a 300 punti.
L’Europa sembra irremovibile, l’Italia ha già avuto la flessibilità per 30 miliardi ed è giunto il momento che rispetti le regole europee. Decisa la risposta di Salvini: “Non siamo cocciuti – dice il vicepremier – ma lasciateci lavorare”. In quanto alla possibile apertura di una procedura, il ministro dell’Interno ironizza: “Manca solo l’ispettore Derrick e il tenente Colombo” ben vengano “i consigli” ma non accettiamo “diktat”.
Prima di partire per Palermo per la Conferenza sulla pace in Libia, il premier Conte potrebbe incontrare il ministro dell’Economia Giovanni Tria, per definire le concessioni che il Governo italiano è disposto a fare a Bruxelles, seppur siano decisamente piccole: da un lato la revisione a ribasso del Pil e dall’altro la promessa di una clausola di taglio alla spesa in caso di sforamento.