Al via la Conferenza sulla Libia a Palermo, ospiti e obiettivi

di Redazione

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Al via la Conferenza sulla Libia a Palermo, ospiti e obiettivi

| lunedì 12 Novembre 2018 - 07:40

Tutto pronto a Palermo per la Conferenza sulla pace in Libia, ospitata a Villa Igiea il 12 e 13 novembre. Sono tante le attese per questo incontro internazionale che mira a ripristinare la pace nel Paese africano. Organizzata dal Governo italiano, la conferenza ha l’obiettivo, in comune con l’Onu, di definire una road map per risolvere il conflitto in Libia.

La città di Palermo si prepara già da qualche giorno ad ospitare la Conferenza sulla Libia, con strade chiuse, modifiche al traffico e divieti di sosta, per permettere alle autorità di transitare nella massima sicurezza. Sorveglianza speciale anche nelle zone attorno agli hotel in cui alloggeranno gli ospiti internazionali.

Conferenza sulla Libia a Palermo, gli ospiti

Saranno presenti le massime cariche del governo libico. Il premier Fayez al Sarraj ha fatto sapere ieri di essere molto riconoscente all’Italia per il supporto che sta dando al suo Paese e di essere ansioso di partecipare. Qualche dubbio lo ha destato la presenza del generale Haftar, senza il quale i possibili accordi potrebbero vanificarsi. Fino a ieri infatti, fonti dell’Esercito nazionale libico hanno riferito che il presidente della Cirenaica non sarebbe stato a Palermo a causa – probabilmente – dalla “presenza di rappresentanti del Qatar e di un gruppo legato ad Al Qaida”. Saranno presenti anche Aguila Saleh, presidente del Parlamento di Tobruk e il capo dell’Alto Consiglio di Stato di Tripoli, e Khalid Al Meshri.

A Palermo per la conferenza sulla Libia ci saranno anche il presidente della TunisiaBeji Caid Essebsi,e diverse delegazioni di Qatar, Turchia Algeria e Marocco.

Federica Mogherini, Alto rappresentante della politica estera, farà le veci dell’Unione Europea, mentre l’Onu sarà rappresentanta dall’inviato speciale Ghassan Salamé. 

La Francia ha mostrato tutto il suo appoggio all’Italia, certa della necessità di trovare una soluzione alla situazione della Libia, ma il presidente Emmanuel Macron – vicino al maresciallo Haftar – non sarà a Palermo. Mancherà anche la cancelliera Angela Merkel, che ha ritirato all’ultimo la sua partecipazione. Al loro post ci saranno il ministro degli Esteri francese Jean-Yves Le Drian e il sottosegretario degli Esteri tedesco Neils Annen. 

Per difendere i loro interessi in Libia, hanno appoggiato il summit palermitano anche Russia e Stati Uniti ma nessuno dei rispettivi presidenti sarà presente alla Conferenza. A rappresentare la Russia ci saranno il premier Dmitrij Anatol’evič Medvedev e Mikhail Bogdanov, vice ministro degli Esteri e inviato speciale in Medio Oriente del presidente Vladimir Putin. Per gli Stati Uniti si parla della presenza, non ancora confermata, del Segretario Mike Pompeo. 

Conferenza sulla Libia a Palermo, gli obiettivi

Il presidente del Consiglio italiano, Giuseppe Conte, ha già più volte sottolineato che l’incontro di Palermo è un summit “per la Libia” con l’obiettivo di trovare un accordo tra le parti in lotta nel territorio libico e giungere così ad una pace che duri nel tempo

“Non riteniamo di risolvere tutti i problemi – ha detto il premier Conte parlando della Conferenza sulla Libia – ma vogliamo creare una sostenibile occasione di incontro anche per superare lo stallo del processo politico, con elezioni da tenersi il prima possibile, mantenendo saldo il principio dell’assunzione di responsabilità”

A favore delle elezioni, possibilmente per la prossima primavera, sono sia la Francia che l’Onu. I caschi blu puntano ancora più in alto e cioè alla creazione creazione di un esercito nazionale, all’accentramento del potere e alla stesura una road map per arrivare alle elezioni nel 2019 e per risolvere il problema dei flussi migratori.

Con le elezioni parlamentari si creerebbe un nuovo organo legislativo, che, con un unico centro di potere, andrebbe a sostituire il Parlamento di Tobruk e l’Alto Consiglio di Stato di Tripoli. Il nuovo Parlamento dovrebbe poi emendare la Costituzione in vigore e scrivere una legge elettorale per le presidenziali. In questo modo si garantirebbe stabilità e si porrebbe fine all’embargo che l’Onu ha recentemente rinnovato fino al 2020. 

 
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