Nuovi risvolti sulla strage causata dal maltempo a Casteldaccia, in provincia di Palermo, in cui sono morte 9 persone travolte dalle acque del fiume Milicia ingrossato dalle piogge: il Tar di Palermo non ha mai sospeso l’ordine di demolizione della villetta abusiva. Lo si apprende da fonti giudiziarie.
Strage Casteldaccia, Tar: “La villetta andava abbattuta”
Il Comune, secondo quanto riporta Ansa, aveva emesso il provvedimento di abbattimento e avrebbe dovuto demolire l’immobile anche se i proprietari avevano fatto ricorso al tribunale amministrativo contro la demolizione.
“Non può sostenersi che la semplice presentazione di ricorso sia di per sè sufficiente a bloccare l’efficacia dell’ordine di demolizione. In ogni caso, nel 2011 il giudizio al Tar si è concluso e l’ordinanza di demolizione del sindaco non è stata annullata; né il Comune si è mai costituito in giudizio. Quindi, in questi anni l’ordinanza di demolizione poteva – e doveva – essere eseguita”, scrive in una nota il Consiglio di Stato e della Giustizia amministrativa. “Ogni altra ricostruzione dei fatti, in merito a questa tragedia in cui hanno perso la vita nove persone, è falsa e volta a delegittimare l’istituzione della giustizia amministrativa”, prosegue la nota.
Intanto il Sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, in occasione dei funerali delle vittime che si svolgeranno martedì 6 novembre alle 11 nella Cattedrale di Palermo, ha proclamato il lutto cittadino e ha disposto che negli uffici comunali siano esposte le bandiere a mezz’asta.
Il sindaco: “Il ricorso per demolire costava troppo”
Si conferma dunque la versione dei fatti del sindaco di Casteldaccia, Giovanni Di Giacinto: “La casa travolta dal fiume era abusiva – ha spiegato in precedenza – e pendeva dal 2018 un ordine di demolizione del Comune che è stato impugnato dai proprietari dell’immobile davanti al Tar. Da quanto ci risulta, ancora il tribunale amministrativo non ha provveduto, per cui la demolizione non è stata possibile”.
Il Comune non si è opposto al ricorso dei proprietari della villetta “perché farlo costava 5mila euro e noi non ce lo potevamo permettere, non abbiamo quelle risorse – ha detto il sindaco di Casteldaccia, Giovanni Di Giacinto -, ci sono decine di ricorsi ai quali dovremmo opporci e non abbiamo risorse per poterlo fare”. “Io non mi tiro fuori dalle responsabilità, è chiaro che la mia amministrazione ha fatto nel tempo quello che poteva, con le risorse limitate che ha. Oggi noi siamo un comune in dissesto non possiamo intervenire, oltre all’ordinario, nella straordinarietà. Ci sto mettendo la faccia di nuovo perché non deve passare che il mio paese è paese di abusivi. Sto acclarando le situazioni simili. Ora ho chiesto al presidente della Regione Sicilia di darmi le risorse che ci servono per abbattere quello che si deve abbattere, purtroppo in Italia se non accade la tragedia non si agisce“.