Si aperta in Corte costituzionale l’udienza sull’aiuto al suicidio e il caso di Marco Cappato. Il leader radicale Marco Cappato continua la sua battaglia per la libertà di scelta di una morte dignitosa. È infatti attesa nel tardo pomeriggio del 23 ottobre o, al massimo entro la mattina del giorno successivo, la sentenza della Consulta nel processo contro Cappato che, nel 2014, aiutò Dj Fabo, tetraplegico e cieco a causa di un incidente, ad arrivare in Svizzera per l‘eutanasia.
“Non chiediamo che venga riconosciuto un diritto a morire, ma il diritto a essere aiutati” in caso di situazioni estreme. Sono le parole dei legali di Marco Cappato durante l’udienza in Consulta. “Ci sono casi – hanno spiegato – in cui la pulsione alla morte supera quella alla vita. È suicidio la scelta di un congedo dalla vita di chi ha un corpo che si è congedato dalla persona?”.
Franco Modugno è il giudice costituzionale relatore. Tra gli avvocati di Cappato, Filomena Gallo, segretario della “Coscioni”. Il governo si è costituito a difesa della legge e sarà rappresentato dall’avvocato dello Stato Gabriella Palmieri. In udienza sono presenti lo stesso Cappato, Mina Welby e la compagna di dj Fabo, Valeria Imbrogno.
Sarà la Corte Costituzionale a decidere se aiutare un malato terminale ad ottenere il suicidio assistito sia un reato penale oppure un’azione fondamentale per metterlo nelle condizioni di esercitare il suo diritto alla libertà di scelta per una morte dignitosa.
Il milanese Dj Fabo, al secolo Fabiano Antoniani, rimase tetraplegico e cieco a soli 40 anni dopo un incidente d’auto nel giugno 2014 e morì tramite eutanasia nel febbraio 2017 in Svizzera. Fu decisivo l’aiuto di Marco Cappato che allora guidò la macchina che condusse Dj Fabo, la madre Carmen Carollo e la fidanzata Valeria Imbrogno da Milano in Svizzera, dove venne praticata l’eutanasia. Cappato si occupò anche di una serie di pratiche burocratiche e di prendere contatti con il personale della clinica Dignitas, nei pressi di Zurigo.
Appena rientrato a Milano, fu lo stesso tesoriere dell’associazione, Luca Coscioni, ad autodenunciarsi ai carabinieri. L’inchiesta per aiuto al suicidio fu avviata dai pm di Milano Tiziana Siciliano e Sara Arduini e si concluse con una richiesta di archiviazione respinta dal gip, il quale ordinò l’imputazione coatta.
Cappato scelte il rito immediato, così, saltando la fase di udienza preliminare, il processo durò in tutto 4 udienze, cariche di pathos e scene toccanti per la proiezione di un video sulle sofferenze di Dj Fabo appena staccato il macchinario e le parole strazianti della madre.