La tomosintesi 3D batte sul campo la mammografia. Uno studio condotto nel reparto di Radiologia diagnostica dell’Ospedale universitario Skåne di Malmö e del Dipartimento di medicina traslazionale presso l’Università di Lund e pubblicato sulla rivista specialistica Lancet Oncology, ha dimostrato che la tomosintesi 3D riesce ad individuare un 34% in più dei carcinomi mammari rispetto alla tradizionale mammografia 2D.
Ricerca sulla tomosintesi 3D
Con la ricerca intitolata “Malmö Breast Tomosynthesis Screening Trial (MBTST)”, gli studiosi hanno analizzato circa 15mila donne con un’età compresa tra i 40 e i 74 anni. Attraverso i due esami eseguiti in successione è stato possibile rilevare una maggiore efficacia della tomosintesi 3D grazie alla possibilità di guardare più a fondo nella mammella e osservare anche tessuti non visibili invece con la mammografia.
Immagini più dettagliate e acquisite da più angolazioni permettono infatti di eseguire anche una diagnosi precoce di tumori anche molto piccoli che con la mammografia sarebbero evidenziati soltanto una volta raggiunte dimensioni maggiori.