La Sicilia è stata tra le prime Regioni d’Italia ad avviare il percorso delle stabilizzazioni applicando la legge Madia. In particolare, in ambito sanitario, è stato significativo il ruolo attivo e di chiarimento applicativo della normativa da parte dell’assessorato per la Salute. Dal gennaio 2018 a oggi, sono stati stabilizzati circa 2300 precari e sono in corso le procedure di stabilizzazione per almeno altrettanti lavoratori.
«Il nostro governo – evidenzia il presidente della Regione siciliana Nello Musumeci – ha puntato molto sulle procedure di stabilizzazione del personale sanitario. Nel piano attuale si prevede di raggiungere le circa tremila unità entro l’anno. A queste si affiancano le mobilità e i nuovi concorsi che, per la prima volta, ci stanno vedendo supplire alle carenze di organico in alcune aree specifiche».
Per quanto riguarda l’Asp di Palermo sono in corso procedure di stabilizzazione ai sensi della legge Madia, anche per gli ex Lsu .
Dopo più dieci anni di blocco delle assunzioni a tempo indeterminato, la Regione siciliana ha avviato una nuova stagione dei concorsi in ambito sanitario alcuni dei quali sono stati banditi ( Anestesisti-Rianimatori per 187 posti), mentre prossimamente saranno pubblicati gli avvisi per altre due selezioni. Si tratta di un concorso per Mcau (medicina e chirurgia d’accettazione e urgenza) per 127 posti e uno riservato al personale delle cosiddette Reti tempo dipendenti (emodinamica, chirurgia toracica, chirurgia vascolare, nenonatologia, neurochirurgia, neuro radiologia) che prevede l’assunzione di 120 professionisti.
Possibilità di rientro in Sicilia
Per tutti i concorsi è prevista la mobilità: il governo presieduto da Nello Musumeci punta infatti al rientro di molti giovani che per varie ragioni hanno dovuto lasciare la Sicilia.
«Hanno ragione – prosegue Musumeci- le forze sindacali quando lamentano una carenza di organico. Vale per tutta Italia ed è legata, purtroppo, anche a regole come il tetto di spesa per il personale. Per questo al governo nazionale chiediamo uno sforzo in più, perché l’erogazione di servizi indispensabili non può continuare a gravare su un personale talvolta costretto a turni massacranti».