“Nessuno ha chiesto le dimissioni del ministro Tria ma pretendo che il ministro dell’Economia di un governo del cambiamento trovi i soldi per gli italiani che momentaneamente sono in grande difficoltà. Gli italiani in difficoltà non possono più aspettare, lo stato non li può più lasciare soli e un ministro serio i soldi li deve trovare“. Sono parole dure quelle rilasciate dal vicepremier Luigi Di Maio poco prima di partire per la sua missione in Cina. Sotto il fuoco grillino, ancora una volta, è finito il ministro dell’Economia Giovanni Tria.
Manovra, Di Maio e Tria ai ferri corti
Il Governo deve “recuperare un 30% di investimenti pubblici venuti meno negli ultimi anni”, ha però affermato il ministro Tria al Forum Blooomberg di Milano secondo quanto raccolto dall’Ansa. “Gli investimenti pubblici debbono tornare ad essere il 3% del Pil nel breve termine. Bisogna andare oltre la flat tax riducendo il carico fiscale sulla classe media”. “Siamo ad uno studio molto avanzato – ha spiegato – che ridurrà il carico fiscale sulla classe media mantenendo il budget gestibile”. Il M5S, come prevedibile, non vuole arretrare sui propri cavalli di battaglia anche a costo di sforare il 3%. Dal canto, ospite ad Agorà Rai Tre, presidente della commissione Bilancio della Camera per la Lega, ha confermato che l’Iva non si tocca.
“Si, perché per Tria, secondo lui, sono teorie rispettabili, alzando l’Iva e abbassando altre tasse alla fine il risultato è che si stia meglio. Magari ha ragione, non lo so. Però noi nel contratto di governo abbiamo scritto chiaramente che l’IVA non aumenta – conclude Borghi – Io penso che i cittadini non gradirebbero affatto vedere come prima misura alzare l’Iva, che impatta in maniera abbastanza pesante sulla vita di tutti i cittadini e anche sui consumi di base. Per cui l’Iva non si tocca”.