Attore di teatro, di serie tv di successo ma anche di cinema. Tom Hopper, tra i protagonisti di Black Sails (Billy Bones), Merlin (Sir Percival), Doctor Who (Jeff) e Game of Thrones (Dickon Tarly) e presente anche nel cast del recente film Come ti divento bella (Grant LaClair), si racconta alla Palermo Comic Convention 2018.
“Non ero mai venuto in Sicilia sebbene sia stato diverse volte in Italia, a Roma per assistere alle partite di rugby dei Six Nations. Palermo è una città bellissima. Mi sono già fatto consigliare i luoghi da visitare per tornare con mia moglie e i miei due figli”. Così Tom Hopper, 33enne di origini inglesi, racconta il suo primo viaggio a Palermo, in concomitanza con la visita di Papa Francesco: “Due personalità molto diverse – scherza Hopper – appartenenti a due settori assolutamente opposti”.
La carriera di Tom Hopper ha spiccato il volo con il personaggio di Sir Percival in Merlin anche se precedentemente aveva partecipato non solo ad altre serie tv come Black Sails e a film per lo più indipendenti (Leopard/Cold, Northmen: A Viking Saga), ma ha anche una solida preparazione teatrale. “Ho partecipato più volte all’Edinburg French Festival e ho fatto parte di numerose compagnie e – racconta Hopper – mi sono trovato nella situazione in cui si trovano molti attori teatrali per cui dopo uno spettacolo, come una sorte di droga, ho voluto farne un altro e un altro ancora. Dopo aver iniziato a fare cinema e televisione inevitabilmente – continua – ho dovuto fare una scelta: i guadagni per film e serie tv sono maggiori e ho dovuto pensare anche alla mia famiglia a cui sono molto legato. In ogni caso nutro sempre il desiderio di ritornare a calcare i palchi dei teatri inglesi”.
A proposito di serie tv, Hopper riflette sulla flessione del mercato cinematografico a favore delle produzioni televisive, sia a livello quantitativo che a livello qualitativo. “Sicuramente a questo fenomeno hanno contribuito il facile accesso attraverso qualsiasi tipo di dispositivo portatile, tablet, smartphone etc., e – spiega – l’abbattimento dei costi per la creazione di un home cinema favorendo la tendenza dell’essere umano ad evitare la relazione umana rimanendo al sicuro del proprio spazio”. Ma Tom rileva anche una motivazione artistica: “La durata di un film corrisponde mediamente ad un’ora e mezza. Invece quella di una serie tv, con quaranta ore di show, permette allo spettatore di seguire l’approfondimento psicologico dei personaggi e la complessità dell’intreccio narrativo”.
Come in Black Sails “un progetto così atipico, con cui ho potuto studiare la psicologia del mio personaggio e mettermi alla prova anche dal punto di vista fisico. Nessun attore infatti ha ricorso agli stuntmen, presenti sul set solo per spiegarci i movimenti da eseguire. Cerco sempre – aggiunge Hopper – ruoli che mi mettano alla prova sia fisicamente che narrativamente e che riescano a coinvolgermi come vorrei che venisse catturato il mio pubblico”.
Tom Hopper ha perlopiù interpretato personaggi fantasy e in costume ma nel suo futuro vede tanto altro. “Ho scelto di partecipare a serie tv in costume sia per scelta sia perché sono stati ruoli che mi sono stati offerti. A un certo punto però – confessa – ho deciso di rifiutarli per evitare di scadere nel cliché dell’attore che fa solo produzioni in costume. Ho deciso così di guardare a progetti completamente diversi, Come ti divento bella per esempio, ma anche The Umbrella Academy, serie di dieci episodi supereroistica che uscirà su Netflix a febbraio 2019″.
E continua: “Mi piace molto anche il genere comedy infatti – rivela – anche se mi sono spesso dedicato al drama ho sempre cercato la nota comica e divertente per avvicinarmi di più alla realtà: l’essere umano è così, non c’è mai nulla di completamente drammatico o completamente comico”.
Nel suo futuro Hopper vede anche la regia: “Ho sempre pensato di voler dirigere un film anche se mi spaventa lo stress che ne comporta, soprattutto in termini di tempo. Sicuramente – spiega -, quando deciderò di accettare la regia di un film, vorrei che fosse una commedia”. Sono due i registi-simbolo a cui vorrebbe ispirarsi: “Christopher Nolan per la sua attenzione al dettaglio, sebbene talvolta sfoci nella paranoia – sorride – e Quentin Tarantino per la sua capacità di rendere visivamente una sceneggiatura, come ne Le Iene con cui – conclude – è riuscito a raccontare, in un unico spazio narrativo, una storia attraverso gli occhi dei suoi personaggi”.
Gallery a cura di Valentina Grasso
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