Il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha ricevuto e letto in diretta su Facebook l’avviso di garanzia con il quale il Tribunale di Palermo gli contesta il reato di sequestro di persona aggravato, legato alla vicenda dei migranti trattenuti alcuni giorni sulla nave Diciotti, attraccata al porto di Catania. Il ministro prima di aprire in diretta Facebook la busta inviata dalla Procura di Palermo, aveva detto: “Non mi ritengo nè un sequestratore nè un eversore. E magari mi assolvono”.
La Procura di Palermo ha trasmesso al tribunale del ministri del capoluogo siciliano il fascicolo d’indagine sul caso Diciotti, chiedendo ai giudici di svolgere le indagini preliminari nei confronti del ministro dell’Interno Matteo Salvini. Al fascicolo è allegata una relazione firmata dal capo dei pm Francesco Lo Voi e dall’aggiunto Marzia Sabella. I magistrati palermitani hanno modificato le contestazioni ipotizzate dalla Procura di Agrigento che, per prima, aveva aperto l’indagine contestando a Salvini e al capo di Gabinetto del Viminale, Matteo Piantedosi i reati di sequestro di persona, sequestro di persona a scopo di coazione, arresto illegale, abuso d’ufficio e omissione d’atti d’ufficio. L’ufficio inquirente di Palermo ha invece contestato il reato di sequestro di persona aggravato. Piantedosi non risulta indagato. Il tribunale dei ministri ha ora 90 giorni per svolgere le indagini ‘sollecitate’ dalla Procura.
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Ci manca solo che il Papa lo condanni al rogo per eresia.