“L’Italia non può lamentarsi della Commissione europea che è sempre stata al suo fianco per sostenere la crescita, ora ci aspettiamo uno sforzo strutturale corposo”. Così il commissario Ue per gli affari economici e monetari, Pierre Moscovici, ha parlato al Sole 24 Ore sui conti italiani. Moscovici ha ricordato inoltre che “all’Italia nel 2018 è chiesta una riduzione dello 0,3% rispetto allo 0,6% del Pil previsto dalle regole. Uno sforzo dimezzato a causa della fragilità della ripresa”.
“Secondo le nostre stime di maggio è possibile che questo sforzo non venga raggiunto – continua Moscovici – è possibile che la situazione sia evoluta da allora. Le prossime previsioni sono attese in novembre. Naturalmente incoraggio il governo a fare in modo che l’esecuzione del bilancio sia prudente e rispettosa degli impegni dell’Italia in modo da minimizzare i rischi di deriva dei conti quest’anno. È un messaggio che ho trasmesso al ministro dell’Economia Giovanni Tria, un interlocutore che ritengo serio e ragionevole”.
Con l’Italia, ha spiegato Moscovici, “inizieremo presto le discussioni sul bilancio per il 2019”. “Alla luce di alcune dichiarazioni, le discussioni rischiano di non essere facili, ma farò di tutto perché siano costruttive malgrado il tono in alcuni casi scortese di queste affermazioni e malgrado l’orientamento di bilancio che fanno presagire”. Per il commissario europeo “è nell’interesse dell’Italia controllare il debito pubblico. Lo sforzo richiesto è dello 0,6% del Pil”.
“Si tratta di un ritorno alla normalità dopo lo sforzo ridotto previsto quest’anno sulla scia di una ripresa più solida e delle necessità di ridurre l’indebitamento, che è al 132% del Pil”. L’Italia, ha sottolineato Moscovici, “è di gran lunga il Paese che più ha beneficiato di flessibilità di bilancio, secondo le nostre regole”. “Nel corso degli anni abbiamo tenuto conto di circostanze eccezionali: la sicurezza, i terribili terremoti, l’emergenza migratoria. Chi fa un processo alla Commissione fa un processo assurdo alla luce dei fatti”.
Moscovici quindi chiosa ricordando che “il 3% del Pil non è un target, ma un tetto. L’obiettivo è risanare il debito, come ho già detto. Un disavanzo superiore al 3% del Pil provocherebbe difficoltà che non voglio neppure immaginare”. Un’uscita dell’Italia dall’euro? “Se si creano le condizioni per uscire dall’euro significa che in realtà è ciò che si vuole. Non bisogna essere ipocriti, l’euro prevede il rispetto di regole. Non rispettare le regole, significa voler uscire dall’unione monetaria.