Si è concluso negativamente il vertice di Vienna sull’operazione Sophia per la gestione dei migranti che arrivano in Europa. “Non c’è ancora accordo sulla proposta italiana” per modificare le regole, ha detto il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, al termine della riunione. “Mi sento delusa perché ho visto che l’Europa non c’è, ma resto fiduciosa. Ho trovato porte aperte, ma anche chiuse. Crediamo che qualcosa possa cambiare nell’incontro di venerdì”, ha aggiunto.
“Sull’operazione Sophia si gioca l’immagine dell’Europa”. Sono queste le parole che il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, aveva pronunciato alla riunione di Vienna sull’immigrazione con i suoi omologhi degli Stati Ue, con la speranza di ricevere una risposta più partecipata da parte dell’Europa. “La proposta dell’Italia – ha precisato il ministro – mira a introdurre una rotazione dei porti di sbarco e un coordinamento che assegni il porto al Paese competente. Finora abbiamo accolto tutti i migranti da soli. Questo non è più possibile, occorre cambiare le regole“.
“Abbiamo chiesto la rotazione dei porti di sbarco delle navi della missione Sophia, perché non è possibile che tutti i migranti soccorsi vengano da noi come sottoscritto dal Governo Renzi che ci ha lasciato con questa eredità pesante. Se dall’Europa arriverà l’ennesimo no dovremo valutare se continuare a spendere soldi per una missione che sulla carta è internazionale ma poi gli oneri ricadono solo su un Paese”, ha detto il vicepremier e ministro dell’Interno, Matteo Salvini, in conferenza stampa a Venezia.
Dal ministero italiano della Difesa si è aperti a qualsiasi cambiamento purché l’Europa si assuma le sue responsabilità. “Nel 2015 ci siamo assunti la responsabilità politica di far nascere la missione Sophia. Allora si riteneva che l’azione in acque extra-territoriali sarebbe stata solo una prima fase. Le cose in Libia sono andate diversamente e la presenza di Sophia dura ormai da tre anni – ha spiegato il ministro Trenta -. Siamo aperti a tutti i suggerimenti che riflettano il concetto secondo cui l’Europa è pronta a rispondere alle sfide che la riguardano”.
Da qui la proposta di cambiamenti alle regole, soprattutto per i seguenti tre punti.
Rotazione porti di sbarco. In primo luogo per i salvataggi delle navi militari dei Paesi Ue nell’ambito di Sophia: il porto di sbarco non deve essere più quello italiano. Si chiede di introdurre il principio di rotazione dei porti, connesso ovviamente alla successiva ripartizione dei migranti tra gli Stati membri.
Principio Sar al posto di quello geografico. La proposta è di far valere la rotazione dei porti per qualsiasi telerilevamento radar (Sar) a prescindere dalla zona geografica in cui avviene il soccorso. In questo modo ci si imporrebbe sulla contesa con Malta che, pur continuando a monitorare la sua vasta area Sar, poi rifiuta di accogliere migranti, perché sostiene che Lampedusa sia il porto più vicino geograficamente. Già nell’ultimo aggiornamento della convenzione, Malta si era rifiutata di ratificare questa scelta.
Istituzione di un’unità di coordinamento composta da un rappresentante di ciascun Stato membro partecipante al meccanismo e gestita da Frontex. Il ministro Trenta ha avanzato anche l’ipotesi di un’unità localizzata direttamente a Catania, dove è già presente una sede Frontex.
Intanto Federica Mogherini, capo della diplomazia dell’Ue, ha invitato gli Stati membri ad “assumersi maggiori responsabilità” per garantire che la missione Sophia continui a soccorrere i migranti in Mediterraneo. “Anche se si tratta di un problema difficile – ha dichiarato a Vienna -, ritengo che sarebbe opportuno che gli Stati membri si assumessero maggiori responsabilità”.
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