Gerard Piqué, uno che in campo ha vinto e anche parecchio, ha definito quella di ieri come una delle giornate più felici della sua vita. Il difensore del Barcellona, infatti, ha ottenuto, con il suo gruppo d’investimento Kosmos, la trasformazione della Coppa Davis, della quale sarà partner per i prossimi 25 anni.
Dopo oltre un secolo di storia, il format della massima competizione tennistica per nazioni cambia totalmente la propria faccia: non più incontri a eliminazione nel corso dell’anno, per arrivare a una finale a novembre, ma invece delle finali a 18 squadre, sul modello dei Mondiali di calcio, nell’arco di una settimana. Questa la decisione presa in seno all’ITF a Orlando, con l’approvazione del 71,43% dei voti.
La prima edizione, nel 2019, vede già qualificate di diritto le quattro semifinaliste di questa stagione (Spagna, Francia, Stati Uniti e Croazia), cui se ne aggiungeranno altre quattordici dalle qualificazioni di fine gennaio.
Le Finals del 2019 si disputeranno a Lille, già teatro delle finali di Coppa Davis 2014 e 2017. Le 18 qualificate saranno divisi in sei gironi all’italiana da 3 nazioni, cui faranno seguito i quarti di finale, le semifinali e la finalissima. Ogni sfida si disputerà al meglio delle tre partite, due singolari e un doppio, tutte al meglio dei tre set, con quozienti set e game per evitare eventuali “combine” all’ultima giornata di gare: così una sconfitta senza vincere set darà zero punti, una per 2-1 ne assegnerà uno.
Una decisione destinata a far discutere, in quanto già avversata esplicitamente da gran parte dei giocatori, legati al fascino delle sfide in casa o trasferta e al meglio dei cinque set che hanno fatto la storia del torneo, ma che sul piano economico sembra già essere vincente, per la capacità di appeal che in queste stagioni era mancata alla Davis.