Proseguono senza sosta le operazioni di ricerca tra le macerie del ponte Morandi crollato due giorni fa sull’A10 a Genova. La speranza delle squadre Usar e cinofile dei Vigili del Fuoco, al lavoro ininterrottamente h24, è di individuare eventuali sopravvissuti o di recuperare altri corpi. La prefettura corregge il precedente bilancio delle vittime e lo porta a 38 anziché 39, mentre i feriti sono 16, di cui 9 in codice rosso.
I lavori dei Vigili del Fuoco si concentrano in particolare sotto le macerie del pilastro che sosteneva il ponte e nella zona della ferrovia, entrambe sull’argine sinistro del Polcevera. Con le gru vengono rimossi i pezzi di cemento più grandi, mentre le squadre Usar verificano l’eventuale presenza di auto o persone.
Con il passare del tempo, però, le chance di sopravvivenza si affievoliscono nonostante il notevole dispiegamento di forze coordinate dal campo base allestito nel greto del torrente Polcevera. Attualmente sono impegnati oltre 250 vigili del fuoco con elicotteri e mezzi pesanti, personale della protezione civile e della Croce Rossa fra cui 50 operatori delle squadre speciali Smts (Soccorsi con mezzi e tecniche speciali), unità cinofile e una quindicina gli operatori del Servizio Psicosociale, SeP, per assistere i partenti delle vittime.
Secondo il capo del dipartimento nazionale dei Vigili del Fuoco, Bruno Frattasi, l’attività di rimozione delle macerie durerà più di 10 giorni. Resta però di primaria importanza ripristinare almeno temporaneamente la viabilità visto che con il crollo del ponte la città è divisa in due. Sul Ponte Morandi transitavano circa 2mila tir al giorno diretti allo scalo portuale. Per evitare la paralisi sono allo studio diverse soluzioni fra cui l’apertura notturna dei terminal ed il passaggio di una parte dei camion attraverso lo stabilimento Ilva di Cornigliano.
Per quanto riguarda invece l’accertamento delle cause del crollo, il ministero delle Infrastrutture dei trasporti ha creato un nucleo di inchiesta interno che già venerdì mattina dovrebbe riunirsi a Genova. Nel mirino potrebbero finire i tiranti di cemento armato utilizzati al posto di quelli in acciaio e che potrebbero aver casato il cedimento. Altro tema urgente da affrontare è quello degli sfollati delle 11 palazzine del popoloso quartiere Certosa che si trovano sotto i monconi del ponte Morandi. I genovesi che non potranno fare ritorno alle proprie abitazioni a tempo indeterminato sono oltre 600. Per loro è allo studio un piano di ristrutturazione di edilizia popolare già esistente. Sabato dovrebbero tenersi i funerali di Stato.
In relazione all’annuncio dell’avvio della procedura di revoca della concessione, Autostrade per l’Italia “si dichiara fiduciosa di poter dimostrare di aver sempre correttamente adempiuto ai propri obblighi di concessionario, nell’ambito del contraddittorio previsto dalle regole contrattuali che si svolgerà nei prossimi mesi. È una fiducia che si fonda sulle attività di monitoraggio e manutenzione svolte sulla base dei migliori standard internazionali”. Si legge in una nota della società dopo l’annuncio del premier Giuseppe Conte sull’avvio della procedura di revoca della concessione.
“Peraltro – aggiunge Autostrade – non è possibile in questa fase formulare alcuna ipotesi attendibile sulle cause del crollo. Autostrade per l’Italia sta lavorando alacremente alla definizione del progetto di ricostruzione del viadotto, che completerebbe in cinque mesi dalla piena disponibilità delle aree. La società continuerà a collaborare con le istituzioni locali per ridurre il più possibile i disagi causati dal crollo”. E in relazione alle polemiche sugli investimenti in materia di sicurezza, Autostrade per l’Italia ha precisato “che negli ultimi cinque anni (2012-2017) gli investimenti della società in sicurezza, manutenzione e potenziamento della rete sono stati superiori a 1 miliardo di euro l’anno”.
C’è poi la nota di Atlantia, il gruppo proprietario di Autostrade per l’Italia: “L’annuncio da parte del governo del ritiro della concessione, dopo il crollo del ponte Morandi a Genova, è stato effettuato senza qualsiasi contestazione specifica e in assenza di accertamenti circa le effettive cause dell’accaduto. Lle modalità di tale annuncio possono determinare riflessi per azionisti e obbligazionisti”. Secondo Atlantia, in caso di revoca o decadenza della concessione “spetta comunque alla concessionaria il riconoscimento del valore residuo della concessione, dedotte le eventuali penali se ed in quanto applicabili”. Intanto i dati di pre-apertura di Borsa danno il titolo, che aveva chiuso la seduta di martedì a 23,54 euro, in calo del 50%.