Quattro cittadini stranieri, un francese, un tunisino, un macedone e un kosovaro, sono stati espulsi per motivi di sicurezza dello Stato, poiché considerati “contigui ad ambienti dell’estremismo islamico e pericolosi per la sicurezza pubblica”.
A renderlo noto è il Viminale, ricordando che sono 311 le espulsioni eseguite dal gennaio 2015 ad oggi, 74 delle quali quest’anno.
Il francese, 28 anni, era da tempo ritenuto pericoloso: senza fissa dimora e con problemi psichici, veniva tenuto sotto controllo dall’antiterrorismo per il suo fanatismo religioso.
Il tunisino, di 45 anni, era detenuto a Reggio Emilia ed era sotto monitoraggio carcerario: dopo essersi presentato come leader religioso di fede islamica, si era reso protagonista di disordini e sommosse in carcere.
Il 39enne macedone era invece detenuto a Siena per reati contro il patrimonio. Anche lui era sottoposto a monitoraggio, ma con un profilo di primo livello in quanto sospettato di appartenere a un’organizzazione paramilitare attiva nel conflitto dei Balcani.
L’ultimo espulso è infine un 37enne kosovaro regolarmente residente a Bologna. L’uomo è finito all’attenzione degli investigatori nel 2010, dopo aver partecipato a una conferenza indetta dall’Unione degli Albanesi musulmani in Italia alla quale intervenne come relatore l’imam radicale della moschea di Pristina arrestato nel 2014 in Kosovo per aver instradato numerosi volontari in Siria ed Iraq per combattere tra le fila dell’Isis. È stato successivamente arrestato per gravi maltrattamenti e lesioni ai danni della moglie e dei figli e una volta in carcere aveva manifestato segnali di radicalizzazione religiosa.