“Dopo quattro giorni di navigazione la nave entra finalmente nel porto sicuro di Palma di Mallorca“. Lo ha scritto su Twitter Oscar Camps. il fondatore della Ong che nei giorni scorsi ha recuperato i cadaveri di una donna e un bambino al largo della Libia e salvato Josefa, una donna di origini camerunensi rimasta per due giorni in mare tra i resti di un gommone. “Spero che la procura spagnola indaghi sulla Guardia Costiera libica e italiana”, ha detto poi Oscar Camps in conferenza.
Camps rincara la dose: “Abbiamo denunciato a Palma di Maiorca il capo della petroliera libica per omissione di soccorso e omicidio“. L’Italia “ci accusa di mentire, diffamare e insultare”, ha detto poi il fondatore Proactiva Open Arms. E secondo il Diario de Mallorca, uno dei principali quotidiani dell’isola, la donna di origini camerunensi intende denunciare la Libia e l’Italia per quanto è successo.
Open Arms minaccia Italia e Libia, il Viminale replica
“Josefa, che riceverà il trattamento da rifugiata – scrive il giornale – intende denunciare la Libia per aver abbandonato l’imbarcazione, tornandosene indietro, lasciando altri cadaveri, e l’Italia per il rifiuto a sbarcare i cadaveri nel porto di Catania”.
“Non meritano risposta le Ong che insinuano, scappano, minacciano denunce ma non svelano con trasparenza finanziatori e attività. La denuncia di Josefa? Qualcuno strumentalizza una vittima per fini politici. Noi denunceremo chi, con bugie e falsità, mette in dubbio l’immensa opera di salvataggio e accoglienza svolta dall’Italia”, ha però prontamente replicato il Viminale dopo le parole di Oscar Camps