La nave Open Arms non accetta le parole del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, e fa rotta verso la Spagna, dopo aver recuperato ieri, al largo della Libia, una donna ancora in vita e i cadaveri di un’altra donna e di un bambino. “Approdare in un porto italiano – sottolinea la ong – presenta molti fattori critici: il primo sono le parole del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che ha definito bugie e insulti la nostra ricostruzione”. Inoltre, aggiunge la Ong, è “incomprensibile” il fatto che la disponibilità ad accogliere la donna ferita “non sia stata accompagnata dalla stessa disponibilità per i due cadaveri ritrovati”. Nella tarda serata di ieri, l’Italia aveva offerto alla Ong il porto di Catania e, come Malta, la possibilità di evacuare la donna ferita.
Il premier Giuseppe Conte intanto sottolinea la “strada maestra della legalità” intrapresa dall’Italia, che, per la gestione dei migranti, vuole convincere i paesi di Visegrad ad affrontare il fenomeno “in una logica strutturale anziché emergenziale”.
“Nessuna strada verso l’inferno, piuttosto abbiamo scelto la strada maestra della legalità, della responsabilità condivisa della gestione del fenomeno migratorio”. Così il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha risposto con una lettera al premier della Repubblica Ceca Andrej Babis, che aveva duramente criticato la gestione dei 450 migranti soccorsi nel Mediterraneo da parte dell’Italia.
Insomma, nessun passo indietro dopo il clamore mediatico suscitato dall’attacco dell’Open Arms alla guardia costiera libica e all’Italia e dalla pubblicazione di una foto che ritrae i corpi di una donna e di un bimbo “lasciati morire” tra i resti di un barcone. “Questa è la conseguenza della politica dell’Italia”, avevano dichiarato gli attivisti. Dalla Ong solo “bugie e insulti”, aveva poi rincarato la dose il ministro dell’Interno Salvini che parla apertamente di “fake news”.
Conte accoglie quindi la posizione del Viminale, senza però abbandonare mai la strada del dialogo anche con i suoi più interlocutori più critici: “Con la collaborazione di diversi Stati” l’Italia ha potuto salvare vite umane con modalità rispettose dei diritti delle persone e ottenendo, per la prima volta, che gli sbarchi in Italia venissero considerati sbarchi in Europa”. La strada, quindi, non è quella “verso l’inferno”, ma, secondo il premier è la via “maestra della legalità”, della “responsabilità condivisa” e “dell’azione concreta, focalizzata e di matrice autenticamente europea”.
Conte vuole convincere anche i Paesi di Visegrad ad affrontare il fenomeno “in una logica strutturale anziché emergenziale” più rivolta alla realtà, “alle sue prospettive e alle sfide concrete”. Bisogna “considerare gli sviluppi futuri, che si ricollegano al tasso di crescita dell’economia mondiale e alle linee dello sviluppo demografico degli altri continenti”.