Kevin Anderson entra nella storia, e lo fa dalla porta principale. Nella sfida di semifinale a Wimbledon con John Isner, il sudafricano si è imposto per 26-24 al quinto set, al termine di una maratona drammatica di oltre sei ore e mezza, la seconda partita più lunga dopo la mitica Isner-Mahut del 2010.
Una partita il cui andamento, come era ampiamente preventivabile, ha visto il dominio dei servizi, con i primi tre set decisi tutti al tiebreak. In particolare, il terzo parziale è stato pieno di rimpianti per Kevin Anderson, incapace di sfruttare la grande occasione avuta dopo il break del 5-3, quando è andato a servire per il set, salvo poi subire il controbreak di Isner, che fino a oggi non aveva ceduto un solo turno di battuta in tutto il torneo.
Nel quarto parziale, però, dopo aver alimentato nuovi potenziali rimpianti con un break non confermato, il sudafricano nel nono gioco ha piazzato la zampata giusta per portare la partita al quinto. Qui, dopo un susseguirsi di ace e servizi vincenti, è stato Anderson a imporsi, quando ormai il pubblico del campo centrale credeva che la partita non avesse fine.