Si apriranno oggi pomeriggio, con la sfida tra Uruguay e Francia, i quarti di finale dei Mondiali di Russia 2018, che nel giro di due giornate definiranno il quadro delle quattro semifinaliste che resteranno in terra russa fino all’ultimo, per la finalissima che vale la Coppa del Mondo o per la finalina per il terzo e quarto posto. Otto le nazionali rimaste in corsa, ciascuna con stelle dalla storia e dalle prospettive diverse.
Tra Luis Suarez ed Edinson Cavani, non corre necessariamente buon sangue. I due sono stati a lungo in competizione per un posto al fianco di Diego Forlan, e, dopo l’addio del Cacha alla maglia dell’Uruguay, si sono sempre contesi le luci della ribalta. Adesso, però, con l’infortunio di Edi che al 90% lo terrà fuori dalla sfida con la Francia, tocca al pistolero realizzare il sogno del compagno di reparto/rivale, protagonista con una doppietta agli ottavi contro il Portogallo di Ronaldo. Luis, top scorer della storia della Celeste, sa come si fa, essendo stato tra i protagonisti assoluti già otto anni fa in Sudafrica, quando l’Uruguay chiuse al quarto posto.
Sono tre le stelle che, attraverso il viatico dei Mondiali di Russia, sperano di poter interrompere l’egemonia del duopolio Messi-Cristiano Ronaldo nell’albo d’oro del Pallone d’Oro. Luka Modric, che con il Real Madrid ha vinto l’ennesima Champions della sua straordinaria carriera (e ci sarà un motivo se i blancos hanno iniziato a vincere dopo il suo arrivo), ha bisogno di trascinare la sua Croazia oltre l’ostacolo dei padroni di casa, e coronare una rincorsa che per la nazionale balcanica significherebbe emulare il traguardo di Francia ’98.
Kylian Mbappé, invece, ha davanti a sé ancora le migliori stagioni della propria carriera, e questo forse dovrebbe preoccupare la concorrenza. La stellina del PSG, contro l’Argentina, ha messo in scena una partita di dominio fisico e tecnico tale da far ravvivare il ricordo del Ronaldo brasiliano, per la capacità di abbinare a una potenza stratosferica la qualità nella conduzione e la freddezza in area di rigore. Un match che di fatto vale una candidatura al prestigioso premio di France Football, considerando anche le grandi speranze di vittoria finale della sua Francia, a vent’anni dall’unico Mondiale vinto in casa.
Compagno di squadra di Mbappé, ma probabile rivale nella prima semifinale, è Neymar, che nonostante le tante polemiche sulle sue cadute eccessive dopo i falli subiti, sta contribuendo in maniera decisiva, con il suo fido scudiero Coutinho, ai successi del Brasile. O’Ney, come lo chiamano in patria, si ritrova dopo quattro anni davanti alla possibilità di fare la storia della Seleçao: allora fu un’entrataccia di Zuniga a estrometterlo dalla semifinale, poi persa drammaticamente con la Germania, stavolta il fenomeno del PSG è deciso a prendersi tutto.
Difficile scegliere una stella per il Belgio, che ha fatto, contrariamente a quanto si dicesse prima di questi Mondiali, del collettivo la sua forza, anche grazie alla coraggiosa scelta di Martinez di lasciare a casa le possibili mele marce come Radja Nainggolan, visto come un’influenza negativa in spogliatoio. Eden Hazard, però, è il simbolo più scintillante di questa generazione d’oro del calcio belga, arrivata alla grande possibilità di vincere finalmente qualcosa di importante. Stasera, nel quarto di finale con il Brasile, la golden generation si gioca gran parte della sua legacy: una vittoria la proietterebbe nella storia della nazionale, una sconfitta invece la renderebbe quasi definitivamente una splendida incompiuta.
Alexander Golovin sembra non risentire minimamente dell’hype che lo circonda in questi Mondiali casalinghi. La stellina della Russia, sempre al centro delle voci di mercato (destinazione Chelsea sempre più probabile) si è imposta all’attenzione del grande pubblico con la prestazione totale contro l’Arabia Saudita nel match inaugurale, confermandosi poi sempre su livelli altissimi, con una prova di grande intelligenza tattica e sacrificio nella difesa arroccata dei russi contro la Spagna agli ottavi. Con la spensieratezza dei suoi ventidue anni, è la mina vagante di questa lista, anche perché per la formazione ospitante è già tanto essere arrivati fin qui.
“It’s coming home mate”. Basta incontrare un inglese per le strade di Mosca, Sochi, ma anche Londra, Roma o Milano, per sentirsi ripetere come un mantra questa frase. I tifosi della nazionale dei Tre Leoni sono convinti che questa sia davvero la volta buona: il calcio tornerà a casa, cinquantadue anni dopo il successo, proprio in Inghilterra, della squadra capitanata da Bobby Moore. Il capitano e leader, stavolta, è Harry Kane, che con i suoi sei gol già messi a segno ha una seria ipoteca sul trono di capocannoniere, e dovrà usare tutta la sua astuzia in area di rigore per spezzare il muro della solidissima Svezia nei quarti.
Zlatan Ibrahimovic è stato per anni, con la sua personalità debordante e le sue dichiarazioni spocchiose, il simbolo della Svezia. Un totem che la nazionale ha voluto rifiutare, quando Ibra ha tentato il riavvicinamento in vista dei Mondiali, che sarebbero stati gli ultimi della sua carriera. La forza di questa nuova Svezia è il gruppo, e non potrebbe essere altrimenti in una squadra in cui la stella è Emil Forsberg, l’antidivo per eccellenza. L’ala del RB Lipsia preferisce parlare con i piedi, con i cross mancini e le conclusioni dal limite, come quella che, con la deviazione di Akanji, ha spalancato alla Svezia le porte dei quarti di finale. Con la solidità difensiva e l’unione di intenti messa in mostra finora, tutto è possibile per gli uomini di Andersson.