La guardia di finanza di Catania ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare personale nei confronti di quattro persone, tre agli arresti in carcere e una ai domiciliari, responsabili di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Gli indagati, esponenti del clan Santapaola-Ercolano, si occupavano del recupero forzato di crediti.
Mafia, 4 custodie cautelari a Catania per estorsione
A subire i danni dell’estorsione con metodo mafioso era un’impresa con sede in Scordia, a beneficiarne, invece, l’impresa Sicilsole srl, con sede in Mazzarrone e operante nel settore dei trasporti, entrambe in provincia di Catania. Le indagini sono state condotte dai militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria del capoluogo etneo, in collaborazione con personale del servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata di Roma.
Destinatari della misura cautelare in carcere, emessa dal Gip del Tribunale di Catania, sono tre esponenti di vertice della famiglia di cosa nostra catanese “Santapaola-Ercolano”. Si tratta di Aldo Ercolano, del 1974, noto esponente della famiglia mafiosa e già recluso per un provvedimento restrittivo del 14 giugno 2016 dopo l’operazione, denominata “Brotherhood”, che ha messo in luce i rapporti illeciti tra esponenti della massoneria, imprenditoria catanese ed appartenenti alla criminalità organizzata. La misura cautelare di oggi è stata eseguita presso il carcere di L’Aquila. Antonio Tomaselli, 1966, reggente della famiglia Ercolano, dopo l’arresto di Aldo e anch’egli recluso dal novembre 2017. Rocco Biancoviso, 1967, che aveva lo stesso ruolo di Tomaselli nel territorio di Scordia, anche Biancoviso è in carcere dal novembre 2017.
L’operazione Brotherhood aveva permesso di ritrovare, nella casa di Aldo Ercolano, dei messaggi scritti a penna, cosiddetti “pizzini”, sui quali erano riportati importi e nominativi di persone e aziende oltre a fotocopie di documenti riferibili a pratiche di recupero crediti affidate all’Ercolano in questione, privo, però, dei titoli ufficiali per occuparsene.
Le Fiamme gialle etnee hanno svolto la loro attività investigativa dopo la perquisizione di casa Ercolano. Tramite approfondimenti, intercettazioni ambientali e telefoniche e l’analisi della documentazione bancaria, gli investigatori hanno scoperto che in alcuni documenti erano annotate somme che avrebbero dovuto essere riscosse dagli esponenti di spicco del clan per conto di un imprenditore, che si era rivolto a loro per ottenere illecitamente alcuni debiti insoluti da un suo cliente commerciale.
Grazie anche alle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, è emerso che Salvatore Sinatra, classe 1964, socio della Sicilsole srl e destinatario, oggi, della misura cautelare ai domiciliari, era riuscito ad ottenere da un imprenditore suo cliente la restituzione forzata di somme dovute a titolo di debiti commerciali, grazie all’opera del clan mafioso.
Le indagini hanno accertato il metodo di estorsione di stampo mafioso operato dalle tre persone appartenenti al clan. Gli arrestati facevano valere la loro appartenenza all’associazione mafiosa per minacciare l’imprenditore di danni all’azienda, gli avrebbero anche sottratto macchinari e beni strumentali se non avesse corrisposto direttamente a loro la somma di 20.ooo euro relativa ad un residuo di credito vantato dalla Sicilsole srl e hanno costretto la vittima a far avere all’impresa una prima rata di 2.000 euro per l’importo dovuto, tramite bonifico.