Tra la Procura di Milano e l’Anac è ormai scontro aperto. Come riporta dettagliatamente l’Ansa, il riferimento del procuratore Greco è all’attività di accertamento che l’Anac fece, a partire dal febbraio del 2017, evidenziando presunte irregolarità nella gestione di appalti finanziati con fondi governativi per Expo e messi a disposizione dal Comune di Milano, tra il 2010 e il 2015, per informatizzare l’attività degli uffici giudiziari milanesi.
La Gdf su input dell’Anac, che effettuava gli accertamenti, inoltrò anche in Procura una relazione sulle presunte irregolarità. Lo scorso ottobre, sempre l’Anac chiuse l’istruttoria sulle presunte anomalie in gran parte delle 25 procedure analizzate del valore di circa 9 milioni, trasmettendo la delibera a tre Procure (Milano, Brescia e Venezia) e anche a quella della Corte dei Conti. Di recente la Procura di Milano ha trasmesso a Brescia gli atti dell’inchiesta aperta per turbativa d’asta senza iscrivere magistrati tra gli indagati.
Expo, Procura e Anac sono ai ferri corti
Il 9 febbraio 2017 si era saputo che il Nucleo anticorruzione della Gdf, su delega dell’Anac, stava acquisendo atti e informazioni sulle gare d’appalto relative ai 16 milioni di euro di fondi Expo stanziati e spesi per servizi telematici e infrastrutture informatiche per il Tribunale di Milano, quando era guidato da Livia Pomodoro. Con quei fondi erano stati acquistati anche circa 170 monitor collocati di fronte alle aule nel Palagiustizia e rimasti negli anni inutilizzati.
All’Anac erano arrivate con lettera segnalazioni dalla Corte d’Appello di Milano e dalla Procura Generale sulla base di notizie di stampa. A parlare per primo di “milioni di fondi Expo per il Tribunale assegnati senza gara” era stato il blog ‘Giustiziami.it’ nel 2014. A giugno 2017 emerse che, a seguito di una relazione della Gdf trasmessa su input dell’Anac alla Procura, gli inquirenti milanesi avevano aperto un’inchiesta su quelle presunte irregolarità negli appalti. Lo scorso ottobre, poi, sempre l’Anac mandò alle tre Procure la delibera della chiusura della sua istruttoria.
Le inchieste sugli appalti di Milano
La Procura di Brescia, infatti, è competente su eventuali reati commessi da toghe milanesi nella gestione degli appalti nei quali ebbero un ruolo l’Ufficio innovazione del Tribunale e quello della Corte d’Appello, il primo diretto dall’allora presidente dei gip milanesi Claudio Castelli, ora al vertice della Corte d’Appello di Brescia. Da qui, continua l’Ansa, il fascicolo aperto anche dai pm veneziani, competenti su eventuali reati commessi da toghe bresciane.
Secondo la delibera Anac, si sono verificate una serie di violazioni del codice degli appalti perché il Comune di Milano “ha effettuato un improprio ricorso alle procedure negoziate senza previa pubblicazione del bando di gara”. In pratica, ci sarebbero stati affidamenti diretti dei lavori, spesso a società già conosciute come Elsag Datamat e Net Service, senza rispettare i “principi di economicità, efficacia, tempestività e correttezza nonché libera concorrenza”. A fine maggio scorso si è saputo, infine, che la Procura di Milano ha trasmesso gli atti dell’inchiesta per turbativa d’asta a Brescia, affinché i pm bresciani valutino eventuali profili di responsabilità penale da parte di toghe milanesi.