“Il giardino dei Finzi-Contini” è il romanzo più famoso di Giorgio Bassani, che fu pubblicato da Einaudi nel 1962, quattro anni dopo il successo di “Se questo è un uomo” di Primo Levi.
“Il giardino dei Finzi-Contini” fu cioè uno dei primi romanzi italiani a parlare delle Leggi razziali del 1938 e della deportazione degli ebrei, argomenti che fino agli anni Sessanta l’Italia aveva estesamente rimosso. Il romanzo fu un grande successo. Nel 1970 uscì anche il film con la regia di Vittorio De Sica, che nel 1972 vinse l’Oscar come miglior film straniero.
TRAMA – Un narratore senza nome ci guida tra i suoi ricordi d’infanzia, nei suoi primi incontri con i figli dei Finzi-Contini, Alberto e Micòl, suoi coetanei resi irraggiungibili da un profondo divario sociale. Ma le leggi razziali, che calano sull’Italia come un nubifragio improvviso, avvicinano i tre giovani rendendo i loro incontri, col crescere dell’età, sempre più frequenti. Teatro di questi incontri, spesso e volentieri, è il vasto, magnifico giardino di casa Finzi-Contini, un luogo che si imbeve di sogni, attese e delusioni. Il protagonista, giorno dopo giorno, si trova sempre più coinvolto in un sentimento di tenero, contrastato amore per Micòl… Ma ormai la storia sta precipitando e un destino infausto sembra aprirsi come un baratro sotto i piedi della famiglia Finzi-Contini.
“Il giardino dei Finzi-Contini” racconta l’amore, l’amicizia, i desideri di alcuni ragazzi ebrei di Ferrara perfettamente integrati nella vita della città, durante gli anni dell’università, mentre l’Italia si allea con la Germania ed entra in guerra. La storia però sta accadendo fuori dalle mura di quel giardino che in qualche modo li protegge da quella brutalità.
Bassani inaugura uno schema, quasi un genere, che sarebbe stato poi adottato da molti altri romanzi e film di grande successo sullo sterminio degli ebrei, come “L’amico ritrovato” di Fred Ullman o “Au revoir le enfants” di Louis Malle, in cui si cerca di raccontato come la guerra abbia cambiato la vita delle persone.