Il sindaco di Roma, Virginia Raggi, è stata sentita in Procura nell’ambito dell’indagine sul nuovo stadio della Roma nelle vesti di testimone. La prima cittadina capitolina ha lasciato il Tribunale da una via secondaria senza rilasciare dichiarazioni alla stampa.
“Nella mia vita non ho mai compiuto nulla di illecito, respingo con forza ogni addebito“. Luca Lanzalone, ex presidente di Acea e figura chiave dell’inchiesta, ha risposto così alle domande del gip Maria Paola Tomaselli nell’ambito dell’interrogatorio di garanzia durato tre ore. La procura contesta all’avvocato genovese un episodio di corruzione per avere ricevuto dall’imprenditore Luca Parnasi la promessa di consulenze per il suo studio legale per circa centomila euro. Il vicepresidente del consiglio regionale del Lazio, Adriano Palozzi, anch’egli agli arresti domiciliari, ha invece scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere.
“Non ho mai commesso reati. Abbiamo lavorato per anni, 24 ore al giorno, solo per realizzare un progetto”. Sono le parole dell’imprenditore Parnasi ai suoi avvocati. Ma secondo gli investigatori le cose non stavano così ed esisteva un ‘sistema Parnasi’ fatto di rapporti ‘istituzionali’, pubbliche relazioni instaurate per cercare agganci ed entrature, sopratutto nell’universo della politica. Le carte dell’indagine sul nuovo stadio della Roma restituiscono, dunque, il modus operandi dell’imprenditore che, per la Procura, ha nel suo core business la “corruzione sistemica e pulviscolare”.
Sembra che l’imprenditore Luca Parnasi ipotizzasse un governo Lega-M5S, già prima delle elezioni cercando da allora di tessere la sua rete politica. Lo confermerebbero le intercettazioni dei discorsi durante una cena segreta con Luca Lanzalone, ex presidente Acea , e il leghista Giancarlo Giorgetti, messe a verbale dai carabinieri. Secondo i militari, l’incontro è una delle “evidenze acquisite che rivela come il dominus dell’associazione investigata, avvalendosi dei suoi sodali, sia in grado di permeare le istituzioni pubbliche”. Avvalorata dal fatto che, a gennaio, Parnasi raccontava a un amico che “noi in questo momento con i 5 Stelle abbiamo una forte credibilità. Vuoi la previsione di Luca Parnasi? C’è un rischio altissimo che questi facciano il governo, magari con Matteo Salvini insieme, e quindi noi potremmo pure avere… incrociamo le dita, silenziosamente, senza sbandierarlo, un grande rapporto”.
Dalle intercettazioni emerge che Parnasi avesse un rapporto più stretto con la Lega, che con il Movimento 5 Stelle. “Io con Matteo sono amico fraterno – avrebbe detto -. Si fa campagna con me, siamo fuori, siamo proprio amici”. Sull’altro fronte politico, l’imprenditore mostrava qualche perplessità: “Questi sono Cinque stelle – avrebbe spiegato -, irresponsabili e se ne fregano. Ora come andiamo alle elezioni? Incontrerò anche la Lombardi”. È parere degli inquirenti che Parnasi, “per completare l’opera di infiltrazione”, abbia organizzato la cena con Lanzalone e Giorgetti.
Non è chiaro quello che Parnasi, Lanzalone e Giorgetti si siano detti all’incontro del 12 marzo, ma in un’intercettazione successiva, l’imprenditore parlando con il suo commercialista dei contributi a Lega ed Eyu, una fondazione, afferma: “Il governo lo sto a fare io“. Dall’informativa dei carabinieri emerge che Parnasi abbia voluto lasciarsi aperte altre porte, in una intercettazione del 14 febbraio infatti, chiedeva al commercialista se avesse parlato con Forza Italia e Fratelli d’Italia, mentre al Pd ci avrebbe pensato lui stesso il giorno dopo. Dalle intercettazioni, inoltre, spuntano anche del presidente del Coni, Giovanni Malagò, e del faccendiere Luigi Bisignani.
“Il presidente del Coni Giovanni Malagò ha appreso dalla lettura di alcuni quotidiani di essere indagato nell’ambito di un procedimento penale“, nell’inchiesta sullo stadio della Roma. Con una nota, il Coni annuncia che Malagò “ha dato incarico al suo legale di chiedere alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma di essere interrogato quanto prima per chiarire la sua posizione”.
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