Duro colpo dei carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Monreale al mandamento mafioso di San Giuseppe Jato, in provincia di Palermo. I militari hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal GIP su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia, nei confronti di 6 persone.
Gli indagati sono ritenuti, a vario titolo, responsabili di associazione di tipo mafioso ed estorsione aggravata. Anche questa operazione “Nuovo Papa” – come le precedenti indagini dei carabinieri denominate “Quattropuntozero” e “Montereale” – sono relative alla famiglia mafiosa di Monreale. In manette sono finiti:
I mafiosi di San Giuseppe Jato aspettavano che il “papa”, Sergio Damiani, panettiere in carcere per una condanna per mafia uscisse di cella per consegnargli lo scettro del mandamento. Era dicembre del 2015. Oggi a Damiani, in carcere, è stato notificato un altro ordine di custodia cautelare nell’ambito dell’operazione antimafia “Nuovo papa”. In un primo momento Damiani che era tornato libero a Monreale rifiutò. Solo dopo la richiesta dei vertici di Cosa Nostra tra cui il barbiere Antonino Alamia cassiere della famiglia accettò di guidare il mandamento come fece lo zio Settimo Damiani e il padre Salvatore Damiani morto impiccato nel 2002 nella cella del carcere di Spoleto dove stava scontando una pena per mafia.
Sergio dal dicembre del 2015 alla fine del 2016 prese le redini della famiglia mafiosa. Salvatore Lupo parlando con uno dei gli uomini di cosa nostra disse “Nuovo Papa…nuovo Papa a chi mettono? … Non hanno nessuno, forse non lo hai capito. L’unico Papa che poteva essere con loro sai chi era? Sergio!”. Damiani era ben voluto da tutti sia dai monrealesi che dagli uomini di San Giuseppe Jato come Ignazio Bruno. Il nuovo capo catechizzava tutti gli affiliati. Dovevano tenersi lontani da cellulari e parlare mai in luoghi chiusi e in macchina.
Damiani non ha mai avuto un cellulare. I suoi ordini li dava mentre faceva la spesa nei grandi supermercati di Corso Calatafimi a Palermo. I carabinieri sono entrati con i carrelli e hanno fatto finta di acquistare merce per tenere sottocchio il capo che non si fidava della tecnologia. Il nuovo “papa” restò in carica fino al 2016 quando fu emessa la sentenza d’appello e torno’ in carcere dove si trova rinchiuso