Che il Milan abbia bisogno di giocare la prossima Europa League per cominciare, a fatica, la scalata che lo riporti ai vertici del calcio ci sono pochi dubbi. I dubbi, semmai, arrivano proprio dall’Uefa: il massimo organo calcistico europeo cerca certezze, vuole stabilità e garanzie economiche che pare manchino al club rossonero (nella persona del presidente Yonghong Li).
Allora ecco che vengono a delinearsi dei “profili salvagente” per il numero 1 del Milan: soci di minoranza che – viste le smentite dei soggetti tirati in ballo – si confondono tra la realtà delle cose e la fantasia del mistero, neanche fossimo dentro il “Gioco di ombre” di Sherlock Holmes. Prima il ‘no’ secco, quasi velenoso, di Enrico Preziosi (presidente del Genoa Cricket and Football Club), e poi quello del magnate Riccardo Silva, che parla di ‘fake news’ in merito al suo interessamento circa il prelievo di parte delle quote del Milan.
Ma Yonghong Li non può fermarsi qua: le due porte (ha bussato il Milan o sono solo rumors di circostanza?) sbattutegli in faccia da Preziosi e Silva saranno anche due campanelli d’allarme per il suo club, ma la dirigenza rossonera cerca (e non può quasi farne a meno) ancora un socio di minoranza che compri circa il 45 % delle quote del club. In ogni caso, però, il nuovo proprietario dovrebbe dare quelle garanzie che la Uefa richiede così da permettere al Milan di incassare il “sì” da Nyon e giocare la prossima Europa League.
Ma in questo puzzle societario-dirigenziale una cosa non risulta chiara: perché, un investitore, sarebbe disposto a versare nelle casse del Milan qualcosa come 150 milioni di euro ed essere, allo stesso tempo, socio di minoranza del club invece di provare a prenderne la maggioranza? Forse, dalle parti di Via Aldo Rossi, si sono posti la stessa domanda. E chissà se – sempre in quel di casa Milan – non si riesca a risolvere l’ingarbugliato rebus proprio come nei migliori film di Sherlock Holmes.