I dati inviati sulla Terra dalla missione “Curiosity” della Nasa su Marte aprono scenari fino ad adesso inimmaginabili. Nel piante rosso, infatti, sono state rinvenute molecole organiche e il metano nell’atmosfera varia ciclicamente: insomma, i requisiti per avere ospitato la vita e forse per accoglierla ancora ci sono.
Gli studi pubblicati su Science non sono ancora la prova della vita, ma indicano una forte probabilità che tre miliardi e mezzo di anni fa su Marte ci fossero i requisiti per ospitarla. Le molecole organiche: “Si sono conservate nell’argillite di origine lacustre alla base della formazione Murray, antica 3,5 miliardi di anni“, scrive su Science il gruppo coordinato da Jennifer Eigenbrode, del Centro Goddard della Nasa.
L’incredibile laboratorio miniaturizzato del rover Curiosity, il Sam (Sample Analysis at Mars), ha escluso ogni dubbio su un’eventuale contaminazione, ma non è riuscito a chiarire l’origine: potrebbe la testimonianza di una vita passata, o cibo di forme di vita esistenti, o qualcosa di indipendente dalla vita. Se la materia organica è stata trovata vicino alla superficie di un ambiente ostile come quello marziano, aumentano le probabilità di trovarla nel sottosuolo.
Insomma, è una speranza enorme per la missione ExoMars 2020 di Agenzia Spaziale Europea (Esa) e Russia, che perforerà il suolo marziano fino a due metri di profondità. Nello stesso numero di Science il gruppo del Jet Propulsione Laboratory (Jpl) della Nasa coordinato da Christopher Webster descrive le prime oscillazioni nel livello del metano. Il metano nell’atmosfera marziana era stato scoperto nel 2004 dalla missione Mars Express, dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) e fin da allora ci si era chiesti da dove provenisse questo gas, considerato una delle fondamentali spia della vita.
Si pensava che la scoperta di eventuali variazioni stagionali avrebbe potuto essere la spia di una sorgente ancora attiva sul pianeta rosso. Le variazioni stagionali nel livello del metano sono state viste e, scrivono i ricercatori, “sono consistenti con piccole sorgenti di metano localizzate sulla superficie o nel sottosuolo”. Ma l’origine non è ancora nota e la presenza di forme di vita è solo una delle ipotesi, anche se sempre più fondata.
“Marte avrebbe potuto ospitare la vita in passato”, ha detto la Nasa presentando i dati del rover Curiosity, pubblicati oggi su Science, relativi alla scoperta di molecole organiche e variazioni periodiche di metano. “Sono tempi entusiasmanti“, ha detto Chris Webster, del Jet Propulsion Laboratory (Jpl) della Nasa, nella diretta online. “Guardiamo con speranza al futuro, in cerca di ulteriori risultati. Ci vorrà ancora del tempo prima di capire se l’origine del metano è biologica”
Le molecole organiche contengono elementi “comunemente associati alla vita”, “ma che possono essere associate anche a processi non biologici”, rilevano gli esperti della Nasa. Si tratta di carbonio, idrogeno e forse anche ossigeno. “Con queste scoperte Marte ci sta dicendo di mantenere la rotta e di continuare a cercare evidenze della vita”, ha detto Thomas Zurbuchen, a capo del Direttorato della Nasa per le missioni scientifiche.
“Sono fiducioso che le prossime missioni ci daranno scoperte ancora più mozzafiato sul pianeta rosso”. Dello stesso avviso Michael Meyer, responsabile scientifico del Programma di esplorazione di Marte della Nasa: impossibile al momento dire se su Marte ci siano segni di vita, ha rilevato, “non lo sappiamo, ma questi risultati ci dicono che siamo sulla strada giusta”.