È una sentenza che scrive la storia quella della Corte di giustizia dell’Unione Europea e che è, certamente, destinata a sollevare polemiche. Soprattutto in Italia, dopo il clamore sorto attorno ad alcune dichiarazioni del neo-ministro Fontana sulle famiglie arcobaleno.
Di cosa parliamo? Del fatto che, da oggi, il coniuge resta coniuge anche se appartiene a uno stato che non riconosce i matrimoni tra persone dello stesso sesso. A stabilirlo, come si diceva, è stata la corte del Lussemburgo ai sensi della regola sulla libera circolazione di persone.
Il ricorso di Coman-Hamilton e il principio (inappellabile) della libertà di circolazione
Il ricorso risale a qualche mese fa. A presentarlo sono stati un cittadino rumeno e il suo consorte americano. Relu Coman e Robert Hamilton. I giudici europei hanno, dunque, stabilito che la nozione di coniuge comprende anche i coniugi dello stesso stesso. Senza se e senza ma. Dunque, i 27 sono liberi di autorizzare o meno il matrimonio omosessuale, ma non possono ostacolare la libertà di soggiorno di un cittadino dell’UE rifiutando di concedere al suo coniuge non europeo un diritto di soggiorno sul loro territorio. Scrivono la storia davvero, i giudici di Lussemburgo.
Il principio inappellabile è quello della libertà di circolazione. Non riconoscere il titolo di ‘coniuge‘ infatti ostacolerebbe l’esercizio del diritto di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio dell’Unione. Quando questo non avviene, infatti, la libertà di circolazione viene violata esplicitamente, perché varierebbe da uno stato all’altro in funzione delle dispozioni di diritto nazionale che disciplinano le unioni matrimoniali tra persone dello stesso sesso.
Il precedente italiano: il ‘caso Reggio Emilia’ che fa scuola
Il vento del cambiamento viene accolto positivamente dagli attivisti italiani. Marco Gattuso, giudice del tribunale di Bologna specializzato in temi giuridici su famiglia e gender, parla di ‘strada tracciata per il matrimonio egualitario’. Tuttavia, nella stessa Italia che Gattuso ricorda essere l’unico tra i fondatori dell’Unione a non riconoscere il matrimonio omosessuale, questa fattispecie era già riconosciuta. Il tribunale di Reggio Emilia, infatti, aveva concesso il permesso di soggiorno di un uruguayano sposato con un italiano in Spagna, proprio in nome di quella libertà di circolazione che va pienamente assicurata ai cittadini europei e ai loro familiare. Dopo la sentenza, era seguita una circolare del Ministero dell’Interno.